Un orrendo mostro (2/2)
Un demone di mastodontiche dimensioni era li che ci fissava; in suo confronto io ero grande quanto un moscerino. Quell’essere di inaudita grandezza era circondato da varie aure cromatiche. La sua pelle sembrava durissima, la sua mole faceva paura, il suo ghigno malefico incuteva terrore. Nonostante ciò i nostri guerrieri cominciaro a picchiare con tutta la loro forza e noi guaritori a curare le loro profonde ferite. L’immenso demone mordeva, artigliava, scodava, squarciava; con i suoi attacchi apriva delle ferite molto grosse nei corpi dei valorosi guerrieri. Era difficilissimo, quasi impossibile, tenergli testa ma noi ci stavamo provando comunque. I colpi dei nostri combattenti sembravano non scalfire la sua corazza, le magie dei maghi erano inutili, i chierici non potevano che evitare la morte dei compagni picchiatori.
Dopo poco ci ritirammo e riorganizzammo il gruppo recuperando un po’ le forze.
Per fortuna con noi c’era Arakiel che con gli attacchi del suo immenso spadone luminoso pian piano apriva delle ferite nel mostro; finalmente vedemmo un po’ si sangue sgorgare dalla corazza naturale del mostro, ciò non fece altro che accrescere la nostra convinzione della possibilità di avere la meglio nello scontro.
Ma proprio nel momento migliore qualcosa andò storto; il mostro ci prese alla sprovvista e tre dei nostri, Toeke, Ifrit ed Alamhir perirono. Gli altri ci disperdemmo nelle caverne inseguiti dall’immonda presenza. Io ero malamente ferito, non avevo mezzi per proteggermi ma riuscii abilmente a restare in vita. Il fato fece si che dopo un po’ il gruppo si ricompattò ed in sei, compreso Ifrit che ritornò dall’aldilà per volonà divina, decidemmo di continuare la lotta; sconfiggere quel essere era il nostro punto fisso, lui aveva ucciso due dei nostri compagni e per questo doveva perire. Eravamo decisi, il cuore pompava a mille, l’IRA si era impossessata di noi, nulla più ci avrebbe fermato. La concentrazione aumentò a dismisura, i compiti di ognuno ristabiliti, le tecniche di combattimento ricreate con minuziosa attenzione.
Ritrovammo il mostro a sgranocchiare le ossa dei periti amici; in quel preciso istante non ci vedemmo più dalla rabbia e ci scagliammo con immensa irruenza contro il Demone. Pian piano sembrava risentire dei colpi che gli venivano inflitti, la battaglia era lunga ma noi troppo determinati a non cedere.
Dopo un infinito scambiarsi di colpi, con un poderoso attacco finale di Grymber, il mostro cadde violentemente per terra, ma prima di perire scappò. Esultammo per la vittoria ottenuta, eravamo riusciti a sconfiggere Derard il demone e soprattuto a vendicare la morte dei nostri amici. E così dopo un girare continuo ed aleatorio negli anfratti di quel posto malsano riuscimmo a trovare la fetida tana del mostro e raccogliere ciò che egli caramente custodiva. Dopo aver raccolto il premio della nostra vittoria ci dirigemmo verso l’uscita. Diviso il bottino tornammo in taverna ove ad aspettarci c’erano barili di birra pronti a soddisfare ogni nostra richiesta e a farci dimenticare l’orrore che i nostri occhi avevano appena veduto, affrontato e vinto.
Osidar, l’Ortolano Santa Carote