Un attacco inatteso……o quasi

Un attacco inatteso……o quasi

Spesso pensiamo di poter ostentare il nostro benessere, senza incappare nell’invidia dei meno fortunati.

Crediamo che tutto quello che abbiamo ci sia dovuto, è che non dovremo mai far nulla per mantenerlo, perché è nostro e a nessuno verrà mai in mente di portarcelo via.

Inutile dire che spesso ci si sbaglia, e dopo quello che è avvenuto quella dannatissima serata, non credo che qualcuno di noi penserà mai più che quello che ha non sia abbastanza.

 

 

RESOCONTO QUEST

 

(Un attacco imprevisto o quasi)

La Capitale da sempre rappresenta il centro politico, militare e culturale del regno.

Tutti gli avventurieri, tutti i mercanti, tutte le istituzioni, prima o poi si incontrano nella nostra città.

Locande, negozi, centri di incontro, e maestri d’arme e d’arti magiche affollano i lati di ogni via, di ogni vicolo, di ogni stradina.

Tutto in questa città esprime ricchezza, benessere, agiatezza.

A noi che siamo nati qui, che non abbiamo mai avuto problemi di sostentamento e che non dobbiamo far altro che recitare pergamene per ritrovarci in questo paradiso, tutto questo sembra una cosa normale, perché non abbiamo mai vissuto in realtà diverse, ma molti dei popoli dell’impero non la pensano così.

Ora, vi sono popoli che, pur invidiandoci, non oserebbero mai attaccarci per portarci via quello che abbiamo, ma specialmente nelle terre del nord vi sono popolazioni a noi semi sconosciute, che farebbero di tutto per avere un briciolo di quello che abbiamo, e quella sera una di loro decise di sostituirsi a noi nell’unico modo che conosceva: battendosi.

Nella tundra del nord infatti, esiste un popolo di guerrieri, da sempre abituato a sopravvivere con muschi e licheni.

Sono elementi rozzi e superficiali, ma dotati di grande forza e valore, oltre che a conoscenza di qualche rudimento di magia protettiva.

Normalmente non si spostano mai dalla loro terra natia, ma quel giorno, spinti dalla forza della disperazione, alcuni di loro decisero di prendere con la forza ciò che non avevano per diritto, e per poco non vi riuscirono. Ma andiamo a incominciare.

Quel giorno in capitale si respirava la solita aria tranquilla.

Erano presenti come al solito molti avventurieri: alcuni dei quali impegnati in brevi ricognizioni o in qualche avventura, e altri che chiacchieravano tranquillamente in taverna, davanti ad una birra.

Sembrava una giornata come tante, e gli ignari cittadini non potevano certo sapere quello che sarebbe avvenuto di lì a breve.

Ora avvenne che in taverna, un folto gruppo di avventurieri, guidati dal possente guerriero Krilon, uno dei migliori combattenti mai nati in queste lande, decidessero di partire per una battuta di caccia nella selva a est della capitale.

Oltre a Krilon, erano presenti altri valorosi combattenti come Arvedui, Belwar, e Usharag, oltre a sapienti curatori e maghi, utilissimi in ogni occasione, come il sommo Laibak, Nalkim, Coalin, Ajra Grawin, Arbahn e Lurtz e Leetah.

Era un drappello formidabile, ma credevano di incontrare solo daini e cinghiali, e non una minaccia per la loro amata capitale.

Mentre si guardavano in giro in cerca delle loro prede infatti, stando sempre attenti a non abbattere qualche bestia sacra a una determinata divinità, Coalin si accorse che da dietro una macchia di alberi si stava innalzando un piccolo fumo, segno di un bivacco presente tra quelle piante, e si decise di andare a vedere chi vi si fosse fermato.

Al centro del bivacco vi erano una decina di guerrieri, dall’aspetto tutt’altro che amichevole, che parlavano tranquillamente tra loro.

Gli avventurieri decisero di rimanere nell’ombra ad ascoltare i loro discorsi, e poi eventualmente farsi avanti per chiedere spiegazioni sulla loro presenza nei pressi della capitale, ma gli bastò ascoltare l’inizio della conversazione per avere subito chiaro il da farsi.

I guerrieri infatti, parlavano di invadere la capitale e saccheggiarla.

Erano lì a chiacchierare tranquillamente dell’uccisione del governatore, dell’eliminazione di tutte le guardie e di tutti gli avventori della locanda.

Laibak e Nalkim si guardarono negli occhi una sola volta, dopodiché si girarono verso il drappello e all’unisono gli eroi si gettarono sui guerrieri per eliminarli.

Ora, è facile pensare che un gruppo di combattenti che ha sgominato ogni genere di mostri e cavalieri possa facilmente avere la meglio su dieci guerrieri spinti solo dalla fame, ma non fu così.

Quei guerrieri erano protetti da qualche arcana magia, e in breve tempo Krilon e compagni furono costretti a rifugiarsi in capitale. La situazione era più grave del previsto.

Chiusi in taverna i nostri eroi discutevano sul da farsi.

Era ovvio che in uno scontro frontale avrebbero avuto la peggio, ed era improbabile che le guardie cittadine potessero fermare simili avversari, somiglianti più a mostri che ad esseri umani, ma forse Coalin, che si era estraniato dalla conversazione negli ultimi minuti, aveva avuto un’idea.

“L’unico modo per fermarli” Disse- “E’ quello di attaccarli uno alla volta, mentre si trovano nella capitale”.

Sembrava una buona proposta, ma purtroppo si trattava di un’idea molto rischiosa per la sicurezza dei cittadini, perché era evidente che più di una vita sarebbe stata persa, ma al momento la sicurezza globale della città era la priorità assoluta, e la proposta fu accettata all’unanimità.

Proprio in quel momento un boato segnalava che i guerrieri erano giunti al cancello est, e stavano eliminando le guardie, e gli eroi si prepararono a combattere.

Non solo i cittadini però si erano accorti di quello che stava succedendo.

Dalla casa di tutti gli Dei infatti, il venerabile Raxy osservava la scena con una certa apprensione.

Lui voleva bene ai cittadini che da sempre lo onoravano e rispettavano come si deve ad una divinità giusta come lui, e avrebbe tanto voluto unirsi a loro per respingere il nemico, ma il principio di non interferenza gli impediva di agire come avrebbe voluto, e poteva quindi solo guardare e fare il tifo per i suoi.

I guerrieri della tundra intanto, erano entrati in città e ognuno si stava dedicando al saccheggio di un’abitazione.

Nonostante gli avvertimenti di Belwar e compagni però, alcuni avventurieri erano comunque usciti dalla taverna, ritenuta il posto più sicuro, e molti di loro morirono insieme alla guardie prima di accorgersi di cosa stesse succedendo.

I guerrieri continuavano la loro opera, ma ad un tratto, mentre uno di loro inseguiva la moglie di una delle sue vittime, come un maremoto Krilon, Arvedui, Belwar e Usharag gli si avventarono contro, difesi dai loro protettori magici che da dietro facevano buona guardia e supportati dalle arti magiche distruttive dei maghi del gruppo.

Nonostante fosse solo però, il guerriero non si perse d’animo, e per poco non riuscì a eliminare uno dei suoi avversari prima di stramazzare al suolo. Gli eroi lanciarono un grido di trionfo, anche se era presto per esultare, ma dopo la prima disfatta il loro morale era a terra e questo piccolo successo aveva un’importanza elevata, perché dimostrava che potevano ancora salvare la città.

Al primo guerriero, ne seguì un secondo e poi un terzo, e adesso ne mancavano sette.

Gli invasori intanto, erano così presi dal saccheggio da non rendersi conto che i loro compagni stavano lentamente venendo uccisi, ma quando i difensori della città eliminarono anche il quarto, i guerrieri si accorsero che c’era qualcosa che non andava, e cercarono di riunirsi per trovare gli avventurieri e sterminarli una volta per tutte.

Raxy intanto, non si era perso un secondo della battaglia, e sebbene gli doleva il cuore nel vedere devastati edifici e monumenti della sua amata città, era fiero dei valorosi che stavano rischiando la vita per il bene comune.

Arvedui, Krilon e gli altri intanto erano asserragliati nella stanza della pace, da dove osservavano lo spostante dei loro avversari, ma quando videro i sei guerrieri che avanzavano insieme verso la piazza, una goccia di sudore gelido gli scivolò lungo la fronte.

I guerrieri infatti si erano riuniti e adesso erano fermi in piazza, urlando frasi di scherno verso il battaglione cittadino.

Gli avventurieri però, non avevano nessuna intenzione di affrontare apertamente tutto il drappello nemico, perché sapevano di avere speranze di vittoria praticamente nulle, ma parole come “Onore”, “Valore” e “Coraggio”, balenavano continuamente nelle loro teste.

Rimasero per qualche secondo in silenzio ad osservare i loro nemici, ma poi Belwar, che si era battuto molto valorosamente fino ad allora, si alzò in piedi apostrofando duramente i suoi compagni

“Ebbene? -disse il barbaro- “Permettiamo che qualche guerriero venuto da chissà dove ci insulti in casa nostra? Dove è finito il nostro valore? E’ dunque così facile espugnare la capitale e saccheggiarla?

Belwar non volevo offendere i suoi compagni ma solo esortarli, e le sue parole ebbero un grande effetto sui combattenti, causando una rabbia che ben presto divenne furia omicida.

Dall’interno della stanza della pace si alzò un altissimo grido che avrebbe atterrito un drago, dopodiché come furie gli eroi uscirono e si avventarono sui nemici.

Lo scontro fu terribile.

Un guerriero della tundra cadde subito sotto i colpi di Arvedui e Usharag, ma dopo la sorpresa iniziale, gli assedianti si riebbero e cominciarono ad avere la meglio e la sconfitta per i cittadini sembrava inevitabile.

A nessuno balenava in mente l’idea di scappare, ma sapevano che avrebbero resistito ancora per poco, quando ecco che un lampo scese dal cielo incenerendo un guerriero.

Gli altri quattro corsero in direzione sparsa e rintanarsi, mentre una figura luminosa scendeva in mezzo agli avventurieri: Era Raxy! Il Dio aveva deciso di unirsi ai suoi devoti per scacciare gli invasori.

Un grido di gioia accompagnò la discesa della divinità, e ora i malconci avventurieri, sentivano che niente avrebbe potuto fermarli.

Il Dio curò il suo drappello e gli disse di non temere nulla perché al momento giusto sarebbe intervenuto per aiutarli, e gli eroi si precipitarono a cercare i fuggiaschi.

In breve tempo, grazie anche all’intervento del potente Dio eliminarono altri due guerrieri, e ora ne restavano due, che però si erano nascosti, e cercavano di raggiungere le porte per fuggire.

Avvenne però, che uno dei guerrieri, in prossimità della porta est si imbattesse in alcune bancarelle che facevano delle ottime offerte, e si fermò per comprare un regalino alla signora.

Per farlo però uscì allo scoperto, e fu presto trovato e eliminato.

L’ultimo guerriero però uscì dalla porta e cercò la fuga, sicuramente per tornare con dei rinforzi.

Raxy però se ne accorse e chiamò subito il drappello, che si lanciò all’inseguimento.

Non ci volle molto a raggiungere il fuggiasco, che non oppose neanche resistenza e fu ucciso.

Era finita.

La città era salva, i valorosi eroi che avevano sconfitto il nemico erano spossati ma si sarebbero ripresi, e Raxy, sebbene avesse contravvenuto al principio di non interferenza, lo aveva fatto per salvare il suo popolo e la sua città, e questo lo riempiva di orgoglio.

Grazie Raxy, e Grazie a tutti i valorosi combattenti che hanno salvato la città, permettendoci di viverci tranquillamente per molto altro tempo.

EPILOGO

Questa è la storia di un’antica civiltà

Di ricchezza e agiatezza in una sola città

Di un popolo affamato, e al tempo stesso fiero

Di un drappello di eroi dall’animo sincero

Di una battuta di caccia fatta per svago

Da un gruppo di eroi di avventure mai pago

Di un bivacco avvistato, e un rapido scontro

Dell’orrenda scoperto di aver dei mostri contro

Di una fuga in città, un piano ideato

Di un assedio in città appena iniziato

Di rapidi agguati e tranelli astuti

Di saggi maghi e barbari forzuti

Di uno scontro in piazza, una sconfitta vicina

Ben presto rimandata dalla forza divina

Di nuova foga e forza nelle braccia

Subito usata per respinger la minaccia

Di un nemico che alla fine batte in ritirata

Di un Dio e degli eroi per la fine sperata

 

NALKIM

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