Quest – In aiuto di Pinacol

Quest – In aiuto di Pinacol

Una giornata come tante sembrava trascorrere seduto all’ombra di una grande quercia a cercar di conquistare la perfetta comunione con la madre terra, quando una voce ultraterrena mi chiamò. Sembrava che il leggero soffiare del vento mi portasse una richiesta d’aiuto da una persona molto lontana. Seguendo questa triste nenia giunsi in un piccolo avamposto di carovane a nord del castello incantato. Qui incontrai altri cinque avventurieri che avevano captato questa voce. Riconobbi subito il mio fratello di sangue Rukynn che mi salutò e mi fece cenno di seguirlo all’interno dell’osteria. Con lui c’erano anche Lifhael un’altro elfo che come me aveva intrapreso la strada di guerriero al servizio della natura. Già seduti al bancone, in attesa di un buon boccale di idromele, parlottavano due nani con in evidenza l’insegna del loro Dio e legato alla schiena uno spadone di pregevole fattura. I loro nomi erano Barayl e Alvatar. Infine appoggiato al muro fischiettava un giovane errante di nome Karmain, che ostentava il suo titolo di archeologo e di scopritore di tesori.

Ordinammo tutti da bere ma l’oste, il cui nome Pinacol era conosciuto in tutto il reame, ci ignorò e iniziò a parlarci. ‹‹Bene siete accorsi alla mia richiesta d’aiuto… Le mie preghiere rivolte al divino Klenir sono state ascoltate››. Continuò dicendo ‹‹Beh che dire, poche ore fa, è giunto in questo villaggio un losco figuro, tale Tablius, accompagnato dal suo manipolo di scagnozzi. Quel manigoldo mi ha rubato il mio diario segreto in cui annotavo tutte le vicende del villaggio! Se mi riportate il diario vi pagherò bene››. Accettammo tutti senza alcuna paura e Karmain chiese dove poteva essersi rifugiato il bandito dopo questo furto. ‹‹Non mi mossi dalla mia taverna ma sono sicuro che il vecchio avventuriero nella piazzetta potrà darvi ulteriori indizi..››.

Congedammo l’oste e ci dirigemmo verso la piazzetta alla ricerca di questa enigmatica figura. Capelli bianchi e rughe profonde solcavano il viso di quest’uomo dal fisico ancora massiccio, ricordo di una vita in balia della sorte della lama della sua spada. Molte cicatrici erano sicuramente servite come monito contro i nemici per la sua capacità di guerriero. Gli chiesi informazioni sul gruppo di scagnozzi usciti dall’osteria di Pinacol. ‹‹Mah, poche ore fa ho visto passare di qui una banda di loschi figuri. Con Tablius, il loro capo a parlottare con un paio di loro sicari. Ho sentito farfugliare il loro intento di raggiungere la loro base presso alcune catacombe›› parlò con voce rauca. ‹‹Altro non so, mi spiace›› infine concluse e con un inchino si congedò dalla discussione.

Iniziammo l’inseguimento battendo inizialmente piste sbagliate, dato l’abbondante presenza di cimiteri nelle lande dove lo spargimento di sangue e l’incubo della morte sono comuni ad ogni strada, valle e città. Finche non raggiungemmo un’area ad est della capitale, popolata da quelle inutili creature che sono i coboldi. Infatti sotto le loro abitazioni sorgeva un antico complesso di catacombe da dove molti avventurieri non avevano mai fatto ritorno. Nonostante una forte paura che attanagliava l’intero gruppo decidemmo di scendere giù per quel luogo lugubre, facendoci strada sulle teste dei coboldi che avevamo ammazzato con tanta foga. Per i tunnel inferiori dove il puzzo di morte era quasi insopportabili trovammo immediatamente alcuni degli scagnozzi e sicari di Tablius, ma non riuscirono neanche a dare l’allarme per l’incalzare di lame sempre più insanguinate sulle loro teste.

Una potente trappola bloccava l’accesso al nostro obbiettivo e la mancanza nel gruppo di specialisti nello disinnescare ci causò gravi ferite e il povero Lifhael morì sotto una sferzata di lance che provenivano dal pavimento. Ma il dispiacere di perdere un compagno si tramutò subito in gioia nel ritrovarlo di nuovo di fianco a noi quando una potenza ultraterrena decise che poteva nuovamente combattere sulle distese infinite di queste lande.

Superato questo contrattempo raggiungemmo il nostro obbiettivo che si nascondeva con codardia alle spalle dei suoi uomini. Una candida aurea bianca circondava il corpo massiccio di questo orco. Le mascelle ben serrate nascondevano un ghigno assetato di sangue. Karmain fu il primo a prendere l’iniziativa e incalzò il potente avversario ma la sua spada non riusciva a tenere lontano i potenti morsi e pugni dell’avversario che appagò in parte la sete di sangue con la sua morte. Venne subito sostituito dagli affondi di Rukynn, ma in un momento di difficoltà allo stremo delle forze riuscì ad organizzare una ritirata strategica. In quel momento un aiuto divino inaspettato fece scomparire l’aurea bianca intorno all’orco che si trovo sbigottito e senza la sua difesa maggiore, ma ciò nonostante continuò i suo famelici attacchi con maggior intensità. Riuscì a strappare la vita anche a Barayl così preso dalla disperazione decisi di cercar di mettere fine alla vita di questo immondo essere. Un colpo imponente al collo mi tolse la linfa vitale ma con mia sorpresa mi ritrovai al centro piazza nella Capitale, ferito in modo critico ma vivo. Con me ritrovai i compagni di avventura caduti, anche loro nel mio stesso stato, ma sorpresi di essere ancora in vita.

Corremmo con nuova foga verso il luogo del massacro e con brevi intoppi riuscimmo a riorganizzarsi con coloro che erano rimasti vivi dopo la ritirata, pronti nuovamente ad affrontare il pericoloso avversario. Karmain invocò il favore di Klenir per poter potenziare i nostri attacchi e le nostre difese ed Egli ci concesse questo privilegio circondando di un aurea bianca il suo pupillo e devoto Rukynn. Ora eravamo imbattibili e riuscimmo ad avere lo scalpo del poderoso Tablius. Serrata nella sua cinghia trovai il diario rubato all’oste Pinacol e felice del ritrovamento glielo diedi in custodia a Rukynn protetto com’era dalla bontà divina. Inerpicandoci tra i vari cunicoli delle catacombe riuscimmo a trovare un passaggio verso l’esterno e iniziammo il lungo viaggio verso la lontana taverna.

Riuscimmo con molta fatica a contrattare con Pinacol per guadagnarci il giusto compenso da questa pericolosa avventura ma il vile denaro non riuscì ad ammorbidire le nostre richieste. Così Pinacol implorò un aiuto da parte del divino Klenir per ripagare il nostro coraggio. Così Klenir parlò: ‹‹Tra due giorni, io Klenir Dio del Fato, ricompenserò ognuno di voi con un dono speciale, proporzionato al vostro coraggio e per ringraziare voi tutti dell’aiuto dato a Pinnacol››.

Ora attendo quel giorno con trepida curiosità sonnecchiando sotto la mia quercia preferita.

Evelos, il Guardiano della quercia.

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