Per non dimenticare… Parte I

Per non dimenticare… Parte I

Interruppe la sua corsa affannosa lungo la stretta scala che avvolgeva le mura
della torre come un serpente che tentava di elevarsi urlando il suo odio al
cielo. A quel cielo non piu’ amico, quel cielo che eruttava morte e che
manifestava l’ira del suo Padrone. Teneva stretto il Libro e per un istante
guardo’ fuori dalla feritoia.

“Questa e’ la fine di tutto” penso’ “e la rinascita avverra’ tra molte ere, ma
noi dovremo essere pronti” e continuo’ la sua corsa verso l’Ultimo Conclave, la
loro unica, flebile speranza.

Correva, non piu’ aiutato dalla sua magia che doveva preservare per quello che
avrebbero compiuto quella notte, ricordata in seguito come La Notte
dell’Annientamento. Se qualcuno fosse sopravvissuto per ricordarla. Correndo
ripensava a com’era bella l’Isola nel primo istante in cui la vide dalla nave.
Era giovane allora, e la sete di conoscenza l’aveva portato alla Fonte di ogni
Sapere, sperando che qualcuno gli offrisse almeno le briciole del Potere. Certo,
molti altri come lui avevano tentato. Il potere affascinava molti. Pochi
l’avevano ottenuto, e lui era stato tra quelli.

Ricordo’ la sensazione di onnipotenza alla prima disintegrazione lanciata, la
mistica spossatezza alla prima resurrezione. ricordi lontani.

Ora era uno dei cinque Maestri, elite della ristretta cerchia degli Adepti del
Libro. Ma erano titoli vuoti ormai, nulla era andato come doveva.

C’era stato un momento felice nella sua carriera di Adepto, quando ancora la
meraviglia superava la consuetudine e gli Adepti detenevano ancora quell’alone
di sapienza e potenza che li marcava come un sigillo, poi era cominciato il
declino. Un lungo, inesorabile declino che aveva invano cercato di contrastare,
riuscendo soltanto a inimicarsi gran parte dei suo compagni. Invano aveva
cercato di convincere gli Adepti sulla prudenza necessaria nel rivelare la
Conoscenza ai giovani apprendisti. Invano aveva cercato di fermarli quando
donavano Potere in mani inabili a trattarlo, invano. Gli apprendisti, senza
dover piu’ sottostare al duro tirocinio che in precedenza stroncava gli
inadatti, erano cresciuti senza la consapevolezza che un grande potere si
conquista con grandi sacrifici. Tutto sembrava facile, tutto banale, tutto
dovuto. Il Potere scorreva in loro ma non sapevano come usarlo. E questi nuovi
apprendisti diventarono i nuovi Adepti. Crebbero alla loro scuola generazioni
successive, sempre peggiori, sempre piu’ esigenti di potere e sempre meno capaci
di impegno personale. I vecchi Adepti sembravano vecchi stupidi quando
predicavano il Libro, sembravano ridicoli quando ammonivano, sembravano
arroganti e superbi quando si rifiutavano di rivelare la conoscenza che avevano
acquisito con anni di sacrifici a menti impreparate. Qualcuno tra i vecchi
Adepti comincio’ a studiare altre arti a lui sconosciute, nel tentativo di
allargare il proprio potere oltre il limite stabilito dagli dei per ogni Arte,
ma questo risultava difficile ai piu’. Cosi’ una generazione di vecchi
continuava ad inseguire l’esperienza che gia’ possedeva fossilizzandosi in una
vuota rincorsa ai segreti della stessa Arte, segreti di cui era gia’ padrone. Le
cose degeneravano e cinque Adepti si riunirono e si proclamarono Maestri
dell’Equilibrio, con il compito di riportare un bilanciamento nella loro
confraternita, di riportare saggezza.

Troppo tardi.

La collera divina si abbatte’ sull’Isola, il cielo divenne cupo e la Morte scese
in mezzo a loro. I Maestri compresero che nulla ormai si poteva fare per
annullare un Giudizio che era gia’ stato emesso. Tentarono di salvare pero’ il
Libro e il Potere, confidando nella profezia. Un giorno sarebbero tornati, e
l’Equilibrio delle Arti sarebbe stato ripristinato. Per questo, in quei giorni
di collera e sangue decisero di convocare l’Ultimo Conclave e di sparire dal
mondo.

Il Primo Maestro correva, come correvano gli altri quattro Maestri. Il tempo era
poco e la Potenza che correva in loro cominciava gia’ a scemare. Finalmente
arrivo’ al primo piano della Torre e usci’ di corsa poco prima che la stessa
fosse completamente annientata da un fulmine divino. L’aria era torbida, pesante
e irrespirabile, e le urla di morte martellavano il suo cervello. Si fermo’ per
recuperare le forze e trasse un profondo respiro. Non poteva cedere ora. Giunse
in piazza dei Poteri Supremi e si inginocchio’ nel centro. Scavo’ con le mani
tra le macerie finche’ trovo’ il pavimento della piazza e le Pietre del Potere,
il cui segreto era conosciuto solo dai cinque Maestri. Si concentro’ mentre
diventava un tutt’uno con l’Isola e quando si senti’ parte di essa divenne in
grado di spostarsi istantaneamente al suo interno senza consumare il potere
magico del suo corpo, necessario in quella notte.

Divenne Ombra. Divenne Tenebra. Divenne Potenza.

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