La minaccia nella foresta (prima parte)
Stava correndo.
In mezzo a tutta quella dannata pioggia, stava correndo, mentre i suoi piedi impattavano rumorosamente sulle pozzanghere d’acqua che si erano formate nel terreno.
La pioggia scorreva copiosa sul suo elmo e gli gocciolava quasi come una cascata davanti all’apertura facciale.
“Ecco. L’albero maestoso che mi avevano indicato” pensò il barbaro.
Appena arrivato, il mezzo gigante, si piegò appoggiando le mani alle ginocchia per riprendere fiato.
“Ben arrivato amico” lo accolse una voce poco più avanti.
Il barbaro sollevò un attimo la testa per controllare l’identità del suo interlocutore e poi la riabbassò subito.
“Nobile Kriashs, è un piacere vederti. Spero che sia importante, avrei preferito una convocazione con un tempo migliore” sospirò, mentre ancora riprendeva fiato.
Il barbaro si tirò su un attimo e si scrollò l’acqua di dosso e dagli armamentari.
“Come al solito, anche con questo tempo, sei più asciutto di un cammello nel deserto.
Scommetto anche che ci sei passato in mezzo, vero?” chiese Borklot indicando la landa piovosa.
“Ovviamente” rispose l’elfo d’oro con un sorriso sulle labbra.
“In ogni caso” continuò “la questione è molto seria” disse l’elfo.
In quel momento, l’albero sotto cui stavano, scricchiolò fortemente come a voler intervenire.
“Lo so amico mio” disse l’elfo rivolto all’albero appoggiando una mano sul fusto “Ora glielo spiegherò”.
Borklot guardò la scena, per un attimo, allibito.
“Ma… Kriahs? Con chi stai parlando?!” chiese.
“Devi sapere che questo non è un albero comune. Questo è il druido Grielif che ci stà offrendo riparo e che c’è servito come punto di ritrovo”.
In quel momento un cigolio più dolce si sentì provenire dall’albero.
“Incamminiamoci, ti spiegherò nel tragitto” disse Kriahs.
Poco più tardi, dopo che Grielif aveva ripreso il suo aspetto normale i tre camminavano nella foresta.
“Come ben sai noi ranger ed i druidi dobbiamo rispettare il sentire della Natura” disse Kriahs.
“Ultimamente però l’equilibrio degli abitanti della foresta è stato messo a dura prova da una potente creatura”
I tre camminavano in fila indiana su un manto d’aghi di pino, l’elfo e il druido non producevano quasi nessun suono, mentre il barbaro era ben più rumoroso.
Dall’alto filtrava la luce soffusa del pomeriggio temporalesco, mentre la forza dell’acqua era smorzata dai rami e dalle foglie degli alti alberi.
“Ci sono creature” disse Grielif “che anche in seno alla natura, fanno ciò che vogliono” disse da dietro al mezzo gigante.
“E’ questo” disse Kriahs “possiamo tollerarlo… fino ad un certo punto” concluse.
Borklot si guardò un attimo indietro per guardare il druido coperto con un’armatura di pezzi di pelli e cortecce, poi ritornò a guardare la nuca dell’elfo.
“Mi volete dire chiaramente cosa stà succedendo?” sbottò il barbaro.
“Prima, devi capire contro cosa” disse Kriahs enfatizzando l’ultima parola “stiamo combattendo e non contro chi” continuò, anche questa volta sottolineando il ‘chi’.
“Questa creatura uccide per puro divertimento. Ha decimato una tribù d’elfi selvaggi e questi, quasi contrariamente alle loro tradizioni, sono venuti a chiedere aiuto ad altre tribù d’elfi.” disse Grielif con tono grave.
“Inoltre” lo interruppe Kriahs “non sono i soli che ha colpito. Il popolo fatato, gli animali, e anche diverse ninfe e driadi sono state letteralmente massacrate”
Al finire di quelle parole il barbaro, seguito subito dopo dagli altri due, si fermarono in mezzo alla foresta.
“Va bene, capisco le vostre esigenze. Ma ora, mi volete dire contro chi dovremo combattere?” chiese Borklot quasi irritato mentre stringeva forte l’elsa dello spadone.
“Un drago” disse Grielif, mentre lentamente si portava di fronte al mezzo gigante “Un drago verde che sta devastando i popoli della foresta”.
In quel momento il rombo di un lontano tuono risuonò, smorzato, tra i tronchi della foresta, come a ricordare che, sopra di loro, il cielo era ancora in tempesta.
Il barbaro guardò un attimo a terra, poi sollevò lo sguardo come per scrutare in profondità nella foresta e poi lo ripoggiò sui suoi compagni.
“Va bene, sono con voi” disse.
Il drago stava camminando in una radura quando una figura iniziò a comparire dalla foresta diretta verso di lui.
“Poche volte è successa una cosa simile. Umano” disse il drago, con una voce possente.
La bestia si levo in piedi e la cresta, che dalla testa arrivava decrescendo di lunghezza fino alla coda, si sollevò minacciosamente.
L’uomo si avvicinò ancora e il drago prima lo scrutò e poi si mise in posizione, pronto per saltargli addosso.
“Fermati” disse il druido “Fammi almeno parlare. Come vedi sono anche disarmato”.
“Parla” disse il drago incuriosito.
“Perché?” chiese il druido, che ancora non aveva rivelato la sua vera identità “perché tutto questo male? Perché queste carneficine?” concluse.
“Perché” disse il drago, mentre uno sbuffo di acido iniziava a venirgli su per la bocca “perché questo sono io. Gli elfi sono ormai diventati delle ombre, non sono più gli antichi protettori e se lo meritano.” “Gli animali, il popolo fatato, sono ormai solo insetti.
Devono lasciare questo spazio a noi draghi. Noi, solo noi potremmo fermare la terribile malattia che sta consumando questo mondo, gli altri ormai non sono degni di rimanere” e concludendo queste parole si tirò in piedi, sollevò il muso verso il cielo piovoso e fece un urlo lungo e articolato.
Grielif riconobbe alcune parole della lingua draconica e queste non erano affatto rassicuranti. Nello spazio del tempo in cui gli occhi del drago passavano dal cielo alla sua vittima, questa si accasciò chiusa in posizione fetale, mentre una veloce trasformazione iniziava.
Grielif aveva richiamato su di se i poteri druidici per trasformarsi.