La minaccia degli Yusil (parte V)

La minaccia degli Yusil (parte V)

Come altre volte in codesta missione la prima soluzione risultò poi essere quella giusta a sud della città di Khondaria vi era in effetti uno vecchio sentiero e percorrendolo verso est ci trovammo davanti ad uno villaggio deserto. Le capanne, che troppo mi pare definir case, di fango eran et sporche et brutte tanto che creo io che lo mio cane non potea dormire la dentro e lo malo odore più che la mappa era utile per raggiungere codesto villaggio. Nella centrale piazza dello villaggio un statua vi era come una
colonna, che li compagni mei che da maghi avean studiato chiamaron totem, esaminando da vicino si potea notare una isrizione scolpita nella parte alta, dello indigeno manufatto:

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| Qui il nostro Sciamano fece la magia        |
| parlante che ci trasferì ad un nuovo        |
| mondo segreto e ben nascosto.               |
| Fratello della RAZZA dominatrice, che vuoi  |
| raggiungerci.                               |
| Rammentati dei nostri nemici che causarono  |
| la nostra fugga,                            |
| ma ricordali con lingua biforcuta.          |
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Ora, allo lettore mio, la soluzione di codesto dilemma non voglio svelare, e lo lettore può provare a trovar la soluzione che dietro le arcane parole dello sciamano si cela. Cosa si dovea fare a codesto punto? Qualche d’uno pensò che la biforcuta lingua fosse uno strano modo per significar insulto… e allora via alle male parole contro li nemici che furon degli Hobgoblin, e chi insultava i nani e chi li elfi e tutti assieme si cominciava pure ad avere uno poco di nervoso perché io elfo ero e sono, et uno nano che insulta la gente mia non è uno nano che vive a lungo solitamente, ma la missione parea codesta et via con nuove male parole et saremmo restati li ad insultare li avi nostri se Elsworth non avesse trovato in qualche angolo dello cervello suo la soluzione: “ricordarli con lingua biforcuta non vorrà dire al contrario?” et appena Ghaler pronunziò la parola “inan” ad est notammo uno strano bagliore… andammo a vedere et era apparso uno sinistro magico partalo. Altro dubbio atroce, che fare adesso? Entrare… aspettare…capire… parea una missione fatta per vecchi giocatori di quello gioco strano che usano li monaci che mi pare di aver sentito chiamare sciacco o scacco o similarmente, insomma parea una missione di pensiero e non di spada e se un’elfo sincero sono devo dire che meglio mi trovo con la lancia che con lo libro.

Ciò nonostante dissi agli altri che strano mi parea che di codesta facilità fosse lo indovinello e che se mezzo era chiaro, lo mezzo che della razza parlava risolto non era, dissi che lo parere mio era che uno Hobgoblin dicesse la parola “inan” o “ifle” e come lo dissi nuovo bagliore a est… parea uno gioco e tutto lo gruppo volea provare, uno poco come lo bimbo dell’uomo che quando ancora piccolo è e nulla sa dello mondo, vuole provare tutto quello che scopre, così anche noi a far apparire nuovi bagliori e nuovi portellari magici. La decisione comunquo non tardò ad arrivare: entrare nello portale magico armati fino ai denti. Uno bello respiro e fummo tutti dentro. Dopo molte ore ci risvegliamo tutti con uno grosso giramento di testa e non solo, eravamo persi in uno bosco mai visto, ma lo sole da tempo era calato e la luna alta era così decidemmo di accamparci li per la notte.

Per lo amore dello vero, dire devo che non molto si riposò, lo nano Deckard se lo fagiolo mangia uccide più che con lo terremoto et Aiesha incubi avea et ogni malo pensiero era una onda di energia che partiva e non era molto sicuro dormire con lei acconto anche se creo che non lo malo sogno era la causa ma lo timore per lo guerriero Xendran che mezzo gigante è e l’altro mezzo era mezzo ubriaco, molto pericoloso anche lui era et… non solo per Aiesha mi disse il caro Blarist. Non volli indagare come Blarist ciò potesse sapere così presi il mio sacco e andai a dormire in disparte.

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Clessidra è un gioco di ruolo testuale

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