La minaccia degli Yusil (Parte III)

La minaccia degli Yusil (Parte III)

Cercammo di capire quale strada avesse percorso il di Etar fratello e dove il suo corpo potesse essere sepolto… molti di noi si ricordavano dello cadavere di uno bambino o forse di uno nano nascosto dentro la zona delle giganti formiche, nel tempo di uno urlo di morte fummo dentro lo formicaio e mentre gli altri giocavano con i formiconi mi spostai nascosto nell’ombra verso la zona della formica ragno. Taglia la ragnatela e prima che lo teloso formicone potesse chiedere perdono per le vittime sue la mia lancia fu
piantata nello suo scheletro e nulla più si udì… trovai lo corpo dello nano et uno diario che subito presi e portai ai miei compagni, lo diario così recitava, nelle sue ultime pagine unte dallo sanguine:

Ho nascosto la mappa in un luogo
sicuro, in un palazzo sfarzoso
nell’estreme lande ad ovest.
I due seguaci che mi sono stati
affidati, dal nostro grande chierico
Watan, faranno la guardia, nel
modo appropriato, attaccando qualsiasi
persona voglia entrare
Stavo ancora cercando di decifrare al meglio la malagrafia dello nano morto che già Layeran aveva capito cosa lo nano intendeva, lo castello dove stava lo potente Ishmoist, lo mostro orribilo con la testa d’aquila e lo corpo di maialo, era il luogo dove era custodita la mappa.
Devo dire che lo chierico non fu subitamente ascoltato e molti stoltamente teorizzarono altri luoghi e altri castelli… alcuni pensarono anche lo castello d’argento, quello dello Nero Cavaliere, come se fosse possibile nascondere agli Hobgoblin una mappa proprio nello posto dove essi bivaccano tutto lo giorno. Certo è che i nani non sono famosi per la furbizia ma spero almeno che più cervello di uno goblin abbiano. Della mia opinione furono anche altri e pure lo capo Ghaler che decise di guidarci verso la grande Isola dove stava codesto castello e la mappa anche, almeno così speravamo.

Seelow, lo marinaio che affitta lo zozzo battello che gira per lo mare dell’ovest, fu ben felice di vedere la nostra ciurma e fatti due conti capì che uno bello gruzzolo si poteva fare. Lo nostro capo cercò di ottenere uno parvo sconto… eravamo in tanti e andavamo non per noi soli ma anche per la sua pidocchiosa testa. Lo marinaio disse che invece che 500 monete d’oro 499 ne poteva far pagare per ogni testa che saliva sullo battello. Cosa più meschina non poteva fare visto che tale ridicolo sconto a nulla serviva e poi si sa, a tutti, anche ai farabutti, tale sconto è accordato. Mille occhi freddarono lo storpio pirata e se non fossimo stati vittime della premura oggi li ci sarebbe il figlio a gestire l’impresa della famiglia sua e una lapide come monito. Ma così non fu.

Giunti all’isola non fu facile trovare la starda per lo castello tra rovi et detriti et la birra che Ghaler tracanna per mandar giù la colazione, ci volle una buona mezz’ora per giungere allo portone.

Provammo ad urlare lo nomine dello chierico che sullo diario appariva ma nulla risposta ci giunse se non quelle di scherno dello demonaccio Ishmoist che ci invitava a salire… forse convinto che noi potessimo aver timore di lui. Gli risposero li compagni miei dicendogli che meglio faceva a stare zitto o con altre urla di scherno e zitto in effetti stette quando una voce lo appellò come ishino como se lo colpo più duro fosse nello sopranomine suo. Lo lasciammo vivo, forse perché altri potessero burlarsi di lui e ancora oggi quando con li compagni ci ritroviamo da Valery e qualcuno alza la testa e urla forte “Ishinoooo!!” tutti in grasse risate ci perdiamo, anche se forse io e li compagni miei che con me fuman non contano, a volte, lo lettore deve sapere, ridiamo senza motivo.

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