Il Rapimento di Poldir

Il Rapimento di Poldir

Poche volte vidi Wizzy piangere in vita mia e qualche giorno orsono fu una di quelle…

Manoa una delle ragazze di piacere del bordello venne a svegliarmi: “Monsieur Darnibal svegliatevi, una grande disgrazia si e’ abbattuta su di noi!” Esclamo questa.

Scaramantico come solo noi elfi cantori sappiamo fare raccolsi qualcuno dei miei oggetti sparsi per tutta la camera e raggiunsi la tenutaria.

“Suvvia Wizzy cara che ti sconvolge?” presi, avvicinandomi alla donnina, e lei tra un sussulto ed una lacrima rispose: “Poldir il nostro caro Governatore, nonché  maggiore finanziatore della nostra “piccola casina d’accoglienza” e’ sparito , e proprio nel giorno del finanziamento mensile!”

Forse un po’ più intimorito di prima iniziai a interpretare il gran baccano che si sentiva per le strade, erano le voci sconnesse e disperate dei cittadini.

Intanto dall’altra parte della Città un piccolo manipolo di avventurieri,a cui più tardi mi sarei aggiunto, si era chiuso intorno a Sorigon alto prelato del Culto del Tempo.

“…erano uomini vestiti di grosse pelli secondo l’oracolo” il vescovo Sorigon puntualizzava “ ma nulla sappiamo circa la motivazione del sequestro”.

“Potrei sempre candidarmi io come nuovo Governatore” irruppe tronfio Jaariz il saggio, guida di coloro che fecero il patto con l’unicorno, accompagnato da un fido suo ufficiale chiamato Nelthas e Meeriet maestro delle arti metafisiche ufficiale compagno del primo.

“Suvvia torniamo sulla terra anziché guardare le stelle, compagni” ghignò un’ombra dal buio “dirigiamoci verso coloro che di rapimenti ne fanno il pane quotidiano!” concluse Tyrus Helveryne dominatore dei Seguaci del Tempo ,un’anziana figura celata sotto un’imponente luminoso equipaggiamento.

Ci addentrammo tra i sobborghi della capitale e le putride fogne per raggiungere un insediamento di delinquenti che nulla ci seppero dire dell’accaduto, e come loro, la figlia stessa dell’amato Governatore.

Ma in città le voci corrono presto, e tra un racconto e uno schiamazzo riuscimmo a sapere di un adulatore dei poteri metafisici che andava per le strade urlando della loro vendetta e del rapimento.

Così ci dirigemmo verso nord, verso la Città più prolifica della zona, verso colui che più volte guidò le sue truppe contro la Capitale; verso colui che fece il patto con i Giganti Formori per eliminare il dominio di Poldir; era Klaus, il borgomastro di Ugarit.

Alle mie parole taglienti ed incalzanti alle quali il vecchio mago si rifiutava di rispondere, si sostituirono le pacate e sapienti domande di Askhe ,nano dai buoni modi che ancora studiava per completare la sua formazione di guerriero della fede. “Buon Askhe “ rispose il vecchio “conosco ben poco dell’accaduto ma presumo si tratti di uomini appartenenti alla stirpe dei rom del nord, avvistati ad est della nostra città, che ultimamente stanno lamentando una grossa sciagura.” “Altro non saprei dirvi…” concluse.

Un altro compagno di ventura prese la parola, era Kalyon uno gnomo cosi arcigno e dai tratti spigolosi da essere spesso paragonato allo GnHomo Sapiens i cui resti furono trovati anni orsono durante gli scavi archeologici ad oriente della Capitale: “Ebbene non resta che recarci dove Klaus dice, ai resti delle terre di Re Auzir, la magica Khondarya”.

 

 

Mentre il gruppo stanco del peregrinare continuo, si avvicinava alla città dei tre torrioni, un alone di tristezza comparve nel viso di tutti noi, perché sebbene consci dell’avvicinarsi del campo dei nomadi rapitori, sentivamo che il pericolo era ben lungi da quei luoghi; infatti all’ingresso del magico borgo trovammo seduto a chiacchierare con un bambino Shagckel  vigoroso uomo (emm nano) di chiesa e membro del Sacro Concilio della Signoria di Krialir conosciuto in tutto il regno per un’enorme forza fisica nel combattere accompagnata da un altrettanto imponente potere divinatorio.

“Sarò per voi messo e compagno di ventura  poiché Sorigon in persona mi mandò alla vostra ricerca” parlava il nano, con il tono di chi ne ha viste tante. “Buone nuove per tutti, il mistero è stato sciolto, il buon Vescovo vi istruirà sull’accaduto”.

Detto questo prese anche lui a seguire i nostri passi.

Qualche ora dopo Sorigon, il padre spirituale uscì dalla grande sala dell’oracolo ed inizio:

 

 “Poldir e’ stato rapito a scopo estorsivo. La popolazione nomade della tundra aveva chiesto un mese fa un aiuto che il concilio della capitale aveva rifiutato; hanno problemi su al nord , un brutto ed orribile mostro miete vittime fra le loro genti, un mostro di cui speravamo non sentire più notizie, un enorme serpente a nove teste.  Visto il nostro rifiuto di collaborare il Popolo della Tundra che da sempre pianta grane ha pensato bene di ricattarci. Io so che Poldir ultimamente non ha brillato per intelligenza, ma si sta curando abbiate pazienza e comunque resta il nostro capo, cerchiamo di salvarlo, il Popolo della Tundra scherza poco, ci ha promesso di levargli un pezzo alla volta iniziando da (…) se l’ Hydra non verrà sconfitta.”

  

Con le facce contratte dal dolore al pensiero del futuro di Poldir partimmo alla ricerca dell’abominio della natura.

  

Royo 10

 

All’avvicinarsi della sera ancora dubbiosi sul percorso che ci avrebbe condotto dal malvagio essere , Saulik fu preso da visioni, cosa successe esattamente nessuno lo sa, (ma dopotutto poco di normale poteva succedere ad un elfo guerriero, di quella razza che abbandonò le foreste per vivere lontano dalla luce del sole e dalla verità, per di più conosciuto in città come venditore di quell’energia mentale che da alla testa e rende tutti più violenti e disattenti).

Comunque una volta tanto, da tale abominio di elfo germinò la soluzione: “Ho visto un’isola a forma di croce, un essere enorme con sei teste e tre bulbi come delle altre piccole teste che sbava e urla, ho visto fiamme e un evanescente effluvio attorno ad esso, ho visto la morte di alcuni di noi…”. Fatti diversi rituali scaramantici ci dirigemmo verso l’isola della Croce del Mare (o per lo meno noi elfi cantori amiamo definirla così).

Arrivati all’estremo nord dell’isola diedi uno sguardo furtivo a ciò che ci avrebbe accolto e sbarrai gli occhi davanti alla pietosa morte di un marinaio abbandonato sull’isola, diviso tra le fauci fameliche del mostro.

 

idra

 

“Moriraiiiiii!” urlo furioso Hudish un giovane ma fortissimo gigante più astuto di molti esemplari di quella specie, e si lanciò contro la montagna di sangue e odio, lo scontro fu violentissimo, le armi di molti di noi andarono a cozzare contro le resistenti scaglie del mostro; dopo continui assalti ci dovemmo ritirare alla ricerca di una tattica più fortunata, ci battemmo in ritirata ed uscimmo salvi dallo scontro. Sorrisi forse troppo presto poiché  un artiglio dell’animale, arrivato all’improvviso dall’ombra, mi sfondò la tibia e svenni… Al mio risveglio trovai tutti i compagni che mi guardavano rattristati, ma grazie a qualche piccolo intervento divinatorio saltai giù dal giaciglio e ci preparammo per il secondo assalto.

 

Tornammo all’isola e questa volta lo scontro fu più feroce:

Lo spadone di Tyrus con la leggiadria degli elfi delle foreste tranciava la corazza del mostro, Huddish preso da un’incontrollabile ira frantumava le sue ossa, Saulik preso dalla solita frenesia portava violenti colpi sconnessi alle teste roteanti,Askhe abbandonate le vesti pacifiche di Ugarit ricordava nelle movenze i guerrieri nani dei tempi che furono, mentre i divinatori  portavano la vita a chi la vedeva andare via dalle proprie vene ed i manipolatori di ciò che non è naturale invocavano violentissima antimateria contro le fauci del serpente ennacefalo; io, dal canto mio, cercavo di aprire un piccolo varco tra le scaglie poco più a sinistra dello sterno, meditando vendetta per l’onta subita, con il rancore che solo un elfo delle foreste dell’antica stirpe sa ancora fare.

Mentre lo scontro volgeva al termine un imprevisto ci piombò dal cielo, vidi il uno schizzo di sangue rosso vermiglio colorare le nostre armature e il corpo di Hudish dilaniato in più parti e gettato da una parte apparentemente privo di vita.

In quel momento quando oramai pensavamo fosse tutto finito di distinse una persona che per quanto seguisse con noi le tracce del mostro da tempo, preferiva nelle discussioni rimanere silente ad ascoltare, Wysemaku, un monaco condottiero delle Armate del Tempo, si lanciò contro la zampa artigliata dirompente nell’aria e la bloccò con le sole mani sorridendo; tutti capimmo, la battaglia continuò.

Per quanto il male possa manifestarsi grosso, violento ed assetato di sangue le forze che abitano il nostro mondo sono e saranno sempre più determinate di esso  ed anche questa volta il mostro era destinato alla sconfitta.

Trovammo Poldir incatenato ad uno scoglio, lo liberammo e tornammo vittoriosi a casa applauditi dalla folla e certi purtroppo che quello fosse solo l’inizio di una lunga serie di problemi: le popolazioni della tundra non amano i lieti fini e noi non avremmo lasciato impunito il tradimento.

 

P.S.

Per quanto riguarda la mia bramata vendetta:

Il tuo missile magico spazza via i rimasugli della vita di Un Hydra

Un Hydra e’ morto! R.I.P.

 

 

bardtale

 

Darnibal l’Artista BohemieN     [Custode delle *LEGGENDE*]

 

QUEST MASTER:    R a x y

 

 

 

 

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