[Background UA] la storia di Siiward

[Background UA] la storia di Siiward

Da Meeriet Aspley                                                                     Al sommo Jaariz,
                                                                                Guida de “Gli Unicorni Alati”

Quanto tempo mio saggio e carissimo amico!
E’ tanto che non passo più dalle parti della capitale, purtroppo non posso ormai venire laggiù molto spesso. La delicatezza dei miei polmoni non mi consente di allontanarmi per molto da questo rifugio nella mia terra natia, le salubri montagne del nord; tuttavia non preoccuparti per la mia salute: conduco un vita del tutto normale, la cui lunghezza sarà quella di tutti gli appartenenti alla mia razza, purché io dimori il più possibili in luoghi dove si respira aria buona.
La ragione per cui ti scrivo non sono però io, bensì il figlio della mia amata sorella Aline, cioè quel Siiward che mi dicono tu abbia già conosciuto. E’ con grande gioia che ho saputo del suo aspirantato ma, conoscendolo, temo che il suo carattere schivo e poco portato per legare con gente nuova possa fare pensare male di lui a una prima e superficiale conoscenza. E, certo che difficilmente parlerà a voi Unicorni del proprio passato, non perché non voglia, ma semplicemente perché non lo ritiene importante, mi prendo la libertà di parlarvene io.
Tra me e lui non c’è molta differenza d’età, e a causa di ciò e del fatto che lui non ha fratelli e io sono di molti anni più giovane di mia sorella (nostra madre rimase incinta di me in età avanzata), siamo praticamente cresciuti insieme; pertanto lo conosco meglio di chiunque altro.
Nella nostra famiglia siamo una strana mescola di razze: io e Aline siamo figli di un elfa dorata e un elfo selvaggio, mentre suo marito (nonché padre di Siiward) Niall Beringar è un mezz’elfo, umano per parte di padre, elfo dorato per parte di madre. In Siiward insomma, scorre il sangue di 3 razze differenti, ma nelle nostre montagne del nord ci si guarda poco.
La sua infanzia è stata molto tranquilla, come quella dei bambini che han la fortuna di abitare in un posto pacifico e lontano da qualunque vento di guerra. Fin da piccolo si dimostrò tanto fragile fisicamente quanto d’intelligenza viva e curiosa, con una grande capacità di imparare in fretta le cose.
Dalla famiglia ha ricevuto valori come l’amore al bene e la speranza certa che anche gli avvenimenti più tristi e dolorosi non sono che per un bene ancora più grande di quello che c’era prima, poiché il male sempre cede il passo al bene, e mai avviene senza una ragione.
Crescendo cominciò a domandarsi quale fosse il suo posto nel mondo, in che modo avrebbe potuto lui, piccolo, fragile, spesso incoerente e alle prese con le mille debolezze e mancanze in cui tutti cadiamo quotidianamente, collaborare alla grande opera del bene; perché esso vuole farsi aiutare dagli uomini e manifestarsi attraverso di essi, per fare del mondo un posto in cui tutti possano ricercare e trovare la propria felicità.
La sua strada la trovò un giorno, all’improvviso, nell’incontro con una persona: costui era una vecchio mago, che ormai stanco dopo una vita passata in giro per il mondo a caccia di torti da raddrizzare, deboli da proteggere e prepotenti a cui dare severe lezioni, aveva deciso di sistemarsi nella nostra tranquilla regione. Il suo nome era Owain.
Io all’epoca avevo già cominciato il mio apprendistato di mago presso la capitale; avevo pur sempre qualche anno in più del mio caro nipote e molto più chiaro di lui cosa avrei voluto fare della mia vita. Ogni tanto naturalmente tornavo a casa, ed è per questo che so cosa avvenne in quel periodo, poiché amavamo e amiamo tuttora dirci tutto quello che ci succede.
Orbene, questo Owain si era subito fatto benvolere al nostro villaggio, tant’è che gli abitanti, profondamente rispettosi di quel saggio vegliardo, costruirono per lui una piccola casa in mezzo al bosco vicino, giacché egli cercava la tranquillità. Inoltre aveva vissuto gran parte della sua vita girando per le città, e ora voleva stare immerso nella natura, rimanendo tuttavia abbastanza vicino alla gente. Essi provvedevano a lui per gli alimenti e tutto ciò che gli necessitava, e lui in cambio usava le sue conoscenze erboristiche per creare utili medicamenti che forniva a chi ne abbisognava. Spesso intratteneva i bambini del villaggio con splendidi giochi di magia, e era sopratutto in queste occasioni che Siiward lo vedeva.
Mio nipote non si era mai interessato alla magia, né i maghi lo interessavano particolarmente; ma Owain lo affascinava, soprattutto per la paternità con cui trattava tutti coloro che lo incontravano, e decise che voleva diventare come lui.
Vincendo la vergogna e il proprio carattere chiuso, Siiward chiese al mago se avrebbe potuto insegnargli le sue arti, non volendole imparare da altri che non fossero Owain. E questi, dopo averlo guardato negli occhi per qualche istante, accettò.
Cominciò così l’apprendistato: ogni giorno si recava da Owain per imparare le basi della magia e il fascino provato per quest’uomo aumentava di giorno in giorno. Inoltre, più approfondiva gli studi, più si rendeva conto che attraverso la magia avrebbe potuto trovare il suo posto nel mondo, il modo di essere utile alla gente.
Ma la vita di Owain stava per finire. Se ne andò senza clamore, spegnendosi giorno per giorno, lentamente come una candela di cera; il tempo che passava nel suo letto aumentava sempre più e quello per Siiward, diventato il suo più fedele aiutante e amico, sempre meno.
Quando capì che non poteva più aiutare il ragazzo a progredire, gli indicò la capitale come posto in cui avrebbe potuto completare i suoi studi. Siiward però non volle lasciarlo solo: passò gli ultimi mesi di vita di Owain servendolo come si servirebbe un secondo padre, e intanto si esercitava per assumere pieno controllo su ciò che aveva già imparato; anche Owain, in fondo, pur dispiaciuto che l’allievo frenasse la propria preparazione, era contento di continuare a vederselo intorno.
Alla fine il vecchio mago se ne andò; un distacco che seppur doloroso fu mitigato dalla serenità con cui egli lasciava questo mondo e dalla coscienza che un giorno si sarebbero rivisti.
Siiward decise che ora poteva partire; salutati i genitori e gli amici si diresse in capitale per terminare la preparazione dal grande maestro Mallysta e per trovare una causa da servire. Owain gli aveva parlato di voi, “Gli Unicorni Alati”; pur non avendovi mai conosciuto di persona aveva udito ciò che si dice di voi. E i miei racconti, detti in quelle occasioni in cui tornavo a casa, avevano ulteriormente convinto mio nipote che, forse, in mezzo a voi avrebbe trovato il proprio posto.
Ormai è laggiù da parecchio, e so che il suo addestramento sta dando buoni frutti. Spero che tu, Jaariz, gli possa fare da guida sicura, quale che sia il suo destino, se essere un Unicorno Alato come voi oppure un errante che gira il mondo fornendo aiuto dove può, come faceva Owain. E non è detto che non voglia fare entrambe le cose.
La luce del giorno comincia a cedere il passo all’oscurità serale, ed è bene quindi che finisca di scrivere.
Quello che mi preme dirti è che ho ho narrato la storia di Siiward non come “raccomandazione” per lui, ma perché tu sappia con chi hai a che fare. Mi fido ciecamente del tuo giudizio, e ho inteso quindi fornirti qualche elemento in più su cui tu e gli altri Unicorni possiate basarvi.

Arrivederci amico mio, arrivederci, perché ti assicuro che prima o poi mi farò rivedere da quelle parti.
Con affetto e stima,
Meeriet

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