[Quest UA] La prova di Tirepus

[Quest UA] La prova di Tirepus

Era il tramonto; il sole si tuffava nel mare all’orizzonte e sembrava sciogliersi in milioni di bagliori e luccichii che giocavano e si rincorrevano sulla lunga onda della bonaccia. Le barche dei pescatori si staccavano dalla banchisa e prendevano il largo per una nuova lunga notte di pesca. Il marinaio Seelow era impegnato più del solito a controllare i passeggeri , che si accalcavano all’imbarco del battello per le isole. Tutto intorno a me, il brulicare della gente che frettolosa correva a destra e manca per finire le proprie faccende, prima che le ombre della sera avvolgessero le strade del porto. Ad un tratto, una mano ferma e sicura si posò da dietro sulla mia spalla; afferrai l’elsa della mia tumadam, pronto per la battaglia …. “ Buona sera Tirepus” disse una voce calma e pacata che tranquillizzò il mio animo e che riempì il mio cuore gioia; “Ghoooberrrrr” urlai e voltandomi abbracciai l’amico, un valoroso Unicorno Alato.

Nello stesso momento, in un vicolo oscuro della capitale Jaariz e Ganderl bui in volto, ascoltavano un uomo avvolto in un mantello nero ed incappucciato che rivelava loro notizie di vitale importanza. Passati pochi minuti, l’incappucciato chiese delle monete e di gran fretta si dileguò negli anfratti scuri del vicolo. I massimi livelli del clan si recarono pensierosi alla sede degli Unicorni Alati, dove discussero animatamente per un’ora. Le facce preoccupate di Jaariz e Ganderl non facevano presagire nulla di buono. “Bisogna radunare tutti gli UA” disse Ganderl. “Questo non è possibile” rispose Jaariz scuotendo la testa “lo sai benissimo che ci vogliono giorni e giorni per far si che tutti gli UA raggiungano la capitale; il tempo stringe e chi trama contro di noi, potrebbe aver già contattato i nostri nemici”. Ganderl, allora, propose di chiamare tutti gli UA più vicini e facilmente rintracciabili compresi gli aspiranti: ”Avranno modo di dimostrare se sono degni di essere Unicorni Alati” proferì; Jaariz annuì senza pronunciar vocabolo.

Seduto su una panchina semidistrutta situata all’attracco delle navi da carico, ascoltavo il mio amico Ghober che mi stava raccontando una delle sue ultime avventure e nel frattempo osservavo gli oggetti che estraeva orgoglioso dal suo zaino; il messaggio telepatico di Ganderl:” Mi serve il tuo aiuto, ci trovi alla sede degli Unicorni Alati” arrivò proprio mentre stavo provando un bracciale magico dai grandi poteri. Comunicato a Ghober la necessità di rientrare urgentemente in capitale ci alzammo e sfruttando i nostri poteri magici, materializzandoci alla taverna di Gwendalin. Imboccata la strada delle stelle, sentii il cuore battere forte, mi faceva sempre quest’effetto avvicinarmi alla sede degli Unicorni Alati, la via delle stelle, piazza Elentir con la sua splendida fontana e piazza della Vittoria, sono luoghi che hanno sempre avuto un fascino particolare su di me. In attesa al centro della piazza, vicino alla fontana, stavano discutendo il potente saggio Ganderl, Jaariz capo massimo degli UA e Nilith micidiale bardo. Dopo pochi convenevoli, il saggio Ganderl prese la parola, mi chiese se potevo aiutarli e dopo il mio assenso iniziò a esporre il problema. Si trattava di una cosa molto grave, alcune forze del male avevano ingaggiato una persona senza scrupoli, capo di un branco di manigoldi e vigliacchi usi all’assassinio, egli doveva contattare i nostri acerrimi nemici NMO e dare loro un qualcosa di non ben precisato. Il problema principale era capire chi fosse la persona e capire cosa doveva consegnare ai nostri nemici.

Io ero onorato di essere stato chiamato, finalmente combattevo al fianco dei famosi Unicorni Alati. Ci mettemmo subito al lavoro e dopo una breve discussione, seguendo gli indizi dati dall’informatore, arrivammo alla conclusione che il bersaglio principale fosse Radatha capo degli assassini nascosto nei sotterranei della casa abbandonata situata a nord della capitale. I capi clan decisero che sarei stato io a guidare la missione e si misero ai miei comandi; nonostante la sorpresa iniziale e la paura di non essere all’altezza decisi di muovermi e partimmo alla ricerca del temibile capo degli assassini.

Radatha era seduto sul suo trono con una coppa di vino in mano, rideva e scherzava, stava festeggiando con le sue guardie del corpo; l’uomo misterioso gli aveva allungato 500.000 monete per quell’incarico di poco conto, un biglietto da consegnare ai capi degli NMO; era la prima volta che riceveva una cifra simile senza dover uccidere qualcuno. Si chiese più volte chi fosse quell’uomo e quale fosse il suo scopo, aver saputo qualcosa di più, molto probabilmente, avrebbe portato altro denaro nelle sue tasche. Probabilmente, questi pensieri che lo assillavano e l’ebbrezza del vino bevuto, gli avevano reso i riflessi lenti e quando si accorse del gruppo degli UA nella sua sala non ebbe neppure il tempo di urlare aiuto, Nilith lo aveva già pugnalato ed il sangue inondandogli i polmoni gli permise solo di emettere un flebile rantolo prima di morire; nel frattempo le guardie del corpo furono decimate da Jaariz e Ganderl. Ghober si affrettò a perquisire il corpo senza vita del capo degli assassini, in una tasca nascosta delle sue vesti vide un angolo di un foglio che lo incuriosì, estrasse la pergamena e me la porse dopo di che ci affrettammo ad uscire da quel posto malfamato e pericoloso.

Trovato un posto tranquillo appena fuori dalla Capitale, srotolai la pergamena e la lessi forte affinché tutti potessero sentire. Il messaggio diceva esattamente:

“Cari amici NMO, sono giunto a tale manufatto in maniera non troppo facile,
arrivare alla pergamena e’ costata la vita a molti dei miei uomini, ora lascio il compito a voi con la speranza che riuscirete a completare la missione per forgiare
La lancia della buia notte e del sole timorosa, che tanto sangue beve
per contemplare tale arma servono tre oggetti tanto differenti da loro,
ma di uguale importanza

il primo oggetto e’ una collana di scarso valore celata in fondo al mare
e indossata da un orribile mostro.
il secondo oggetto e’ una coppa il cui liquido renderà magici poteri alla lama
la coppa e’ posseduta dal vampiro rinnegato scacciato dalla cripta
ed ora umile servo di un drago
il terzo e ultimo oggetto e’ il pugnale d’oro amato dagli assassini malvagi.
Buona fortuna amici Miei
Che le tenebre regnino.”

 

 

Le catacombe erano formate da una serie di cunicoli, tunnel e corridoi umidi e fetidi che si intrecciavano per chilometri, nel sottosuolo delle caverne abitate dai coboldi, esseri con la faccia di cane. In capitale si racconta che in questi cunicoli vaghi un’anima che ancora non ha trovato la pace eterna; quest’anima perduta si nutre succhiando l’energia di tutti gli esseri che perdutisi in questi interstizi hanno la sfortuna di incontrarla. Si racconta anche che in una cripta scavata nella roccia, collocata nel centro, si trovi una bara chiusa a chiave ed in essa riposti il pugnale d’oro maledetto ed altri oggetti di proprietà della persona che vi è sepolta. Decisi di dare ascolto a questi racconti e con non poca fatica, riuscii ad arrivare a quella bara, conducendo attraverso quei cunicoli infidi e pieni di trappole il nostro gruppo, ma la bara era chiusa a chiave e la mia abilità di scassinatore finì sotto le scarpe, assieme alla mia euforia. Il tempo stringeva, bisognava trovare la chiave ma ci aspettavano chilometri di tunnel puzzolenti e di dubbia salubrità, con trappole nascoste pronte a scattare al minimo errore. L’Anima perduta comparì all’improvviso mentre stavo controllando le pareti del tunnel, al fine di bonificarlo da qualche trappola mortale; la rapidità con cui Jaariz e Nilith caricarono l’entità lucente annientandola, mi lasciò di sasso ma subito mi ripresi quando dai resti polverosi vidi brillare la lama del pugnale d’oro; indicai l’arma a Ganderl e la raccolsi. Gioimmo tutti insieme, ora per i nostri nemici la missione sarebbe stata più difficile, perché senza l’oggetto che era in nostro possesso l’arma non poteva essere costruita. La nostra ricerca, però, non finiva qui, era necessario trovare anche gli altri due oggetti al fine di studiarli e trovare un punto debole in quell’arma dai poteri misteriosi.

 

Ritornati alla taverna, mentre la bevanda di orzo fermentato ristorava e ripuliva la nostra gola dai gas putridi delle catacombe, pianificammo l’attacco all’orrendo mostro marino, tutti sapevamo che la collana, era in suo possesso; lo avremmo preso di sorpresa nella sua tana presso la città sommersa. Sembrava tutto così facile, che ero quasi incredulo che chi stesse tramando contro gli UA fosse così poco accorto. Attraversammo il portale spazio temporale che Ganderl aveva aperto con la sua potente magia, destinazione isola misteriosa, tappa obbligatoria prima di immergerci alla ricerca della città sommersa e dell’orrendo mostro marino. La meraviglia fu grande quando invece di trovarci sull’isola misteriosa ci vedemmo circondati da una fitta vegetazione, quella strana giungla, mai vista prima, sembrava animata e troppo silenziosa, nessun verso di animale, nessun canto di uccello, nulla, assolutamente nulla. Qualche forza misteriosa e malvagia aveva deviato la destinazione del portale facendoci smarrire. Iniziammo il cammino alla ricerca di un’uscita ma i passi erano pesanti e i movimenti lenti, lentissimi; barriere di vegetazione ci sbarravano la via del ritorno, rami e radici sembravano vivi, alzandosi e abbassandosi ci facevano incespicare e ci coprivano la visuale e lo sfortunato che si attardava, non aveva più nessuna possibilità di ricongiungersi agli altri. Prima Ghober e poi Nilith restarono tagliati fuori dal gruppo, successivamente Ganderl e Jaariz nello spazio di poco tempo restammo tutti soli e separati. Il tempo correva veloce, mentre io procedevo lentamente senza vedere una via d’uscita le liane si avvinghiavano ai mie piedi, mentre dietro gli alberi, degli uomini dalle sembianze di serpenti si muovevano rapidi e pericolosi. Restai in balia della foresta tre giorni, cercando di dormire il minor tempo possibile per non essere colto di sorpresa da qualche essere pericoloso, finalmente, all’alba del quarto giorno vidi un raggio di sole penetrare le fronde degli alberi, provai a recitare la pergamena di richiamo e mi ritrovai con grande sollievo al bancone della taverna, con Gwendalin che mi guardava; la osservai schiudere le labbra in un accogliente sorriso; il sorriso più dolce che abbia mai ricevuto.

Il tempo di riprendermi, ed il pensiero corse ai miei amici e compagni di avventura, le domande che mi ponevo arrivarono come un fiume in piena al mio cervello: “saranno sopravissuti alla foresta maledetta? Avranno trovato la strada del ritorno? Dove saranno in questo momento? Avranno continuato a cercare gli oggetti mancanti anche senza di me?”. Le risposte non si fecero attendere molto, infatti, un messaggio di Jaariz arrivò in forma telepatica : “Vieni alla sede UA”; la gioia di sentire il Boss mi fece passare la stanchezza e di corsa raggiunsi il luogo dell’appuntamento. Per prima cosa chiesi notizie di Ghober, Ganderl e Nilith, ma la risposta fu negativa, nessuno li aveva visti, formulai, allora, la seconda domanda che tormentava la mia mente: “Gli oggetti mancanti sono stati recuperati?” Ancora una volta la risposta fu negativa. Jaariz si avvicinò e dopo avermi presentato il temibile mago Siiward ed il chierico Norky anch’egli aspirante UA, disse che dovevamo muoverci subito senza attendere oltre. Ci incamminammo rapidi verso il porto della città nuova e come meta la città sommersa.

Il battello avanzava beccheggiando dolcemente e scricchiolava tutte le volte che un’onda maldestra lo colpiva sul fianco; il motore borbottava monotono mentre il fumo della ciminiera inquinava l’aria salmastra; la grande isola si avvicinava pian piano e con lei lo scontro con il mostro; il silenzio regnava intorno a noi, eravamo tutti concentrati ed un po’ timorosi. Sbarcati ci recammo in volo nel braccio di mare che nasconde la città sommersa, appena completati i cast necessari per l’immersione iniziammo la ricerca della tana dove l’orrendo mostro marino aveva dimora. Sotto il pelo dell’acqua si aprì ai nostri occhi uno spettacolo meraviglioso ma fu solo il tempo di un’occhiata all’immensa città con torri, ponti, palazzi che si ergeva sul fondo marino e già stavamo scendendo lungo il condotto che portava alla tana avvolti dal buio e circondati da pareti di roccia che sembravano chiudersi su di noi, il mostro con i suoi occhi fiammeggianti apparve in tutta la sua maestosità, digrignò i denti appena ci vide, ma Jaariz non gli diede neppure il tempo di muoversi colpendolo con un potente missile magico, subito dopo Norky battendo il piede sul pavimento della tana e pronunciando una parola magica causò un tremendo terremoto che fece cadere il mostro causandogli gravi ferite, ancora un missile di Jaariz ed un terremoto di Norky mentre io cercavo di assistere invano i miei compagni con il mostro che agilmente e nonostante le ferite evitava tutti i miei attacchi; il mostro opponeva un’estenuante difesa mordendo chi gli capitava vicino finché un ultimo missile magico esplose sul suo volto facendolo crollare esanime; stretta tra le mani la collana di occhi di pesce, apparentemente di nessun valore ma probabilmente con forti influenze magiche, la presi faticando un poco, anche da morto il mostro non voleva separarsene. Il ritorno sulla superficie del mare non fu semplice e senza imprevisti, un branco di feroci pirana ci accompagnò attaccandoci più volte cercando di placare il loro appetito con le mie amate e preziose maniglie dell’amore.

Chissà perché ci fermammo a discutere su come recuperare il calice, l’ultimo oggetto mancante, a bagnomaria, immersi fino al collo nell’acqua del mare con le onde che ogni tanto facevano un viaggio turistico a visitare le nostre tonsille, il fatto fu che parlando dei draghi conosciuti, nel mondo di clessidra arrivammo alla conclusione che uno solo aveva degli schiavi che lo servivano ed era quello che si nascondeva nella torre di rubino a Khondarya.

Ancora una volta, dopo aver magicamente attraversato la barriera spazio temporale che separava il braccio di mare sopra la città sommersa e la capitale, ci accolse la taverna di Gwendalin. Il mio cuore si riempì di gioia quando girando lo sguardo fra i tavoli della taverna scorsi in un angolo il mio amico Ghober, gli corsi incontro e lo abbracciai calorosamente gli raccontai rapidamente cosa era successo e dove stavamo andando, senza farsi pregare egli si unì al gruppo e partimmo alla volta di Khondarya.

Khondarya è una cittadina apparentemente tranquilla, molto ben curata, con un’architettura ricca e preziosa; la rendono sicura delle guardie vestite con armature di mithril e armate di spade molto affilate; il nostro compito, però, era di recarci in una zona nascosta della città, ci si arriva tramite un passaggio segreto situato in un vicolo apparentemente insignificante. Trovato il passaggio ci avventurammo all’interno, nel frattempo un altro Unicorno alato, ricevuto il messaggio di pericolo incombente, si unì al gruppo; il saggio Quan dava il suo apporto mettendo a disposizione le sue conoscenze magiche. Iniziammo a muoverci nella torre di rubino silenziosamente e attenti alle trappole che la infestavano, eravamo coscienti che avremmo dovuto affrontare gli schiavi del drago, per scoprire chi possedeva la coppa. Il primo incontro fu un essere di aspetto sgradevole una specie di cubo gelatinoso; Jaariz lo uccise immediatamente sotterrandolo con una pioggia di meteore infuocate evocate con una magia che richiede grandi conoscenze. Passato il primo ostacolo indenni, avanzammo con prudenza fino ad arrivare in una stanza dove un Dragolisco con gli occhi di fuoco ci affrontò, Siiward fu colpito dal malocchio lanciato dallo sguardo dell’essere ma un missile magico di Ghober e la pioggia di meteore di Jaariz lo cancellarono dall’esistenza terrena; accertatici della salute di Siiward riprendemmo a muoverci.

Quando arrivammo da Rakadam, il mezz’elfo vampiro, ci rendemmo subito conto di essere arrivati alla meta, la coppa era in suo possesso; esplorando con l’occhio magico lo vidi camminare avanti ed indietro per la stanza, con la bava alla bocca imprecando ed implorando sangue da bere; sapevo di doverlo affrontare in un corpo a corpo, presi coraggio e una volta accertato che tutti fossero pronti entrai e caricai atterrando Rakadam e con la Tumadam non gli diedi tregua, i colpi del mezz’elfo vampiro, però, mi laceravano le carni ed il dolore mi penetrava fino alle ossa, il sangue che usciva dalle mie ferite sembrava dargli forza, Jaariz si accorse della mia difficoltà e con una magia lenì il mio dolore guarendo il mio corpo, da quel momento per il vampiro non ci fu futuro, spirò sotto i fendenti della mia Tumadam, la coppa brillò tra le ceneri di quell’essere immondo e tutti urlammo Onore e Gloria a Gli Unicorni Alati perché avevamo vinto.

Raccolta la coppa tornammo rapidamente alla sede degli UA dove consegnai gli oggetti a Jaariz che li portò al sicuro in modo che potessero essere visionati e studiati.

Felice di aver collaborato con i prodi UA, salutai e mi avviai verso la taverna ma Jaariz mi fermò e disse: ”direi che nonostante le forze malvagie abbiano cercato più volte di fermarci, siamo riusciti nella nostra impresa”; fece una pausa e guardò nella mia direzione, poi continuò: ”gran parte del merito e’ tuo Tirepus che ci hai guidato senza paura”; poi rivolti al gruppo che mi circondava domandò: “ragazzi, pensate anche voi che questo nobile elfo vada premiato?”; ai si ed alle urla di approvazione dei presenti, il mio cuore cominciò a battere forte, il capo supremo degli Unicorni Alati, alzò le braccia al cielo e con solennità parlò: “E’ con la benedizione della Dea Adelas e degli altri fratelli Unicorni che nomino te, Tirepus, Cercatore Dei Sacri Principi” la gioia fu grande ed i brividi si impadronirono del mio corpo quando l’urlo degli Unicorni squarciò il silenzio e la tranquillità di piazza della Vittoria. Il mio sogno si era avverato ora ero un Unicorno Alato.

 

 

 

You must be logged in to post a comment.

Clessidra è un gioco di ruolo testuale

basato su D&D, con un’ambientazione unica e altamente personalizzata