[Background UA] La storia di Tirepus

[Background UA] La storia di Tirepus

Ero sulla collina all’ombra fresca e ristoratrice  della quercia centenaria. Amavo quel luogo, ove mi recavo per sfuggire alla calura estiva; da là si vedeva in lontananza il piccolo villaggio dove abitavo e le distese di prati e fiori che a perdita d’occhio arrivavano sino all’orizzonte, in lontananza si sentivano i campanacci del bestiame al pascolo e le grida dei bimbi che giocavano, spesso mi sdraiavo a guardar le nubi, che spinte dal vento, solcavano il cielo azzurro ed immaginavo battaglie contro draghi e mostri. Quel giorno il gracidio delle cicale ed il cinguettio degli uccelli che abitavano il maestoso albero, conciliavano il sonno e mi fecero sprofondare lentamente ma inesorabilmente tra le braccia di Orfeo.
Il suono del corno ruppe il silenzio, subito dopo urla disumane inneggiavano ad un dio sconosciuto e la terra cominciò a tremare sotto i piedi di centinaia di giganti, orchi e briganti che dal promontorio della collina scendevano a valle brandendo spade e bastoni; impugnai la mia lucente spada alzandola verso il cielo, dietro di me sentii il rumore di cento spade uscire dai loro foderi, esitai un attimo voltandomi verso le truppe che mi seguivano, tutti eroi, uomini, elfi e nani pronti a donare la propria vita  per i propri ideali di giustizia e libertà. Il momento era giunto, lo scontro finale per la salvezza del mondo; dall’alto del mio destriero puntai la spada verso la mandria di giganti che si avvicinava e urlai “Onore e Gloria a gli Unicorni Alati” all’unisono dietro di me riecheggiò “Onore e Gloria a gli Unicorni Alati”, l’urlo fu così intenso e poderoso che mi convinsi, che nonostante tutto, avremmo potuto vincere quella impari battaglia, iniziai a muovermi senza timore verso il nemico gridando “ Per la dea Adelas AAAAVANTIIIIIIIIIII”.

 

LA BATTAGLIA

Un lampo squarciò il cielo proprio mentre i due fronti si scontravano, la pioggia cominciò a cadere fitta e con lei le frecce infuocate dei nemici che iniziarono a decimare le nostre forze; le spade incrociandosi nella lotta furibonda emettevano scintille infuocate, le armature e gli scudi cominciarono a tingersi di rosso, l’odore del sangue rendeva l’aria ripugnante e la pioggia impregnava la terra rendendola fangosa e scivolosa; valorosa fu la nostra resistenza, più volte il nemico fu costretto a retrocedere ma ogni volta ritornava all’attacco rinvigorito da nuovi rinforzi celati dietro la collina, ormai la spada pesava come un macigno nella mia mano, sentivo il sangue delle mie ferite colare caldo lungo il corpo, eravamo rimasti in pochi uomini a contrastare il nemico e vedevamo la fine vicina. Il terrore e il dispotismo avrebbero regnato sul mondo, mentre pensavo a quanto ingiusta fosse questa cosa, un fendente alla schiena mi fece cadere, il dolore mi fece urlare, la vista si annebbiò e  sentii i sensi venir meno mentre un gigante alzava lo spadone per finirmi; fu la luce, una luce intensa che aprì le nubi che fece scappare il mio giustiziere, un unicorno alato scese dal cielo e mi toccò con il corno argentato, una sensazione di benessere invase il mio corpo e il sonno prese il sopravvento.

IL RISVEGLIO

Fu una ghianda a svegliarmi, mi alzai di scatto brandendo la mia spada di legno, e puntandola verso lo scoiattolo dispettoso urlai “scendi sporco vigliacco, scendi che ti affetto come una zucchina” ero furioso non avrei mai scoperto perché un Unicorno Alato mi aveva salvato ma soprattutto perché combattevo in nome di una dea a me sconosciuta e cercai di scalare la quercia ma la mia ira di placò di colpo capii che qualcosa di strano era nell’aria. Il silenzio, quello strano silenzio che non avevo mai sentito, niente campanacci niente grida di bimbi al gioco; il panico si impossessò di me le gambe cominciarono a tremare, mi voltai pian piano verso il punto dove ritenevo ci fosse il villaggio ma vidi solo una grande colonna di fumo alzarsi e perdersi nel cielo. Inizia a correre a perdifiato giù dalla collina verso quel che restava del piccolo villaggio, il cuore batteva così forte che persino le tempie ne scandivano il ritmo nella mia testa, arrivato al ruscello che scorreva nei pressi della mia abitazione, un conato di vomito mi chiuse la gola; lungo la corrente che solitamente giocando con i raggi del sole mandava bagliori di mille colori, scendevano i cadaveri di Mhirton e Almara  mutilati e sfregiati, il loro sangue tingeva le acque di rosso. Chi poteva averli uccisi, chi poteva aver distrutto il mio villaggio erano persone miti e cordiali e Almara aspettava un bimbo; i miei occhi si bagnarono di lacrime, mi alzai e corsi piangendo verso casa  a cercare i miei genitori, chiamai e gridai non ricordo quanto tempo girai per cercare qualche sopravvissuto, nessuno rispose ai miei richiami trovai solo morte e silenzio.

 

DELORIEL

 

Quel giorno Deloriel si svegliò molto presto, l’aurora cominciava a schiarire l’orizzonte ed il paesaggio cominciava pian piano a prendere forma, il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso, la capitale era ancora lontana e lui voleva arrivarci prima che calasse la notte. Dopo essersi sfamato con un tozzo di pane e un pezzo di carne secca, si dedicò come sempre con molto impegno agli esercizi con la spada, un’ora dopo messa la sella al cavallo e indossato lo zaino iniziò il cammino. Passate parecchie ore sotto il sole, erano già le quattro del pomeriggio, vide in lontananza una colonna di fumo che si alzava in lontananza verso sud-ovest, dove sapeva sorgesse un piccolo villaggio, un presentimento gli attraversò la mente e senza esitare deviò il cammino per recarsi verso quel fumo nero. Lui, esperto di guerre e di battaglie, capì man mano che si avvicinava che qualcosa di terribile era successo, tutto lasciava presagire a una scorribanda di orchi e giganti i più crudeli e insensibili esseri di questo mondo. Spronò il cavallo e lo lanciò al galoppo fino alle porte del villaggio dove lo aspettava un panorama agghiacciante, macerie e cenere era quel che restava delle case e della chiesa, i fienili bruciavano ancora con alte fiamme ma non si udivano i versi del bestiame che ormai era stato ucciso e razziato, per strada corpi di uomini, donne, vecchi e bambini tutti quanti mutilati o sventrati senza pietà. Deloriel si incamminò per la via principale, arrivato alla piazza del pozzo vide un ragazzo, unico sopravissuto al disastro, non sembrava ferito ma il suo sguardo perso nel vuoto e quella testardaggine nel voler sollevare il pesante scudo di acciaio che schiacciava il corpo di quella donna, lo colpì e gli si avvicinò.


 

L’INCONTRO

 

Quello scudo era così pesante; tutti i miei giovani muscoli erano al massimo della tensione e dello sforzo ma nonostante usassi tutte le mie forze lo scudo non si muoveva di un millimetro e continuava a pesare sul corpo di mia madre; io non mi accorsi del suo arrivo, solo quando alzai gli occhi al cielo per imprecare me lo ritrovai davanti. La sua figura era ritta sull’alto destriero, l’uomo di grande costituzione aveva, una spada lucente che pendeva lungo il fianco, il mantello che avvolgeva le spalle e il suo sguardo mi incuteva paura, il mio primo pensiero fu che la mia vita finiva in quel momento ma la sua mano si allungò verso di me in segno di pace e un sorriso tranquillizzante illuminò il suo volto. Mi chiese di raccontargli l’accaduto e poi mi invitò a seguirlo, il suo interesse verso il mio sogno mi lasciò pensieroso, ma siccome ero confuso e ormai solo al mondo, scelsi di fargli da scudiero, forse mi avrebbe insegnato a combattere ed io avrei potuto vendicarmi. Quella sera pernottammo alla taverna della capitale e per la prima volta sentii “Onore e Gloria agli Unicorni Alati”, capii solo allora che il sogno da me fatto era una premonizione.

GIMLON E SIIWARD

 

Il mattino successivo ci svegliammo molto presto per intraprendere il viaggio verso la dimora di Deloriel, camminammo per quattro giorni prima di arrivare al grande castello che svettava su un dirupo alto almeno cento metri ed al quale si accedeva solo tramite un portale magico. Con Deloriel vivevano un chierico di nome Gimlon ed un mago di nome Siiward, con loro avrei vissuto la mia gioventù avrei imparato le arti della guerra, le arti della proteggere e del guarire e le arti della magia. La mia costituzione minuta mi impediva di essere un forte guerriero, quindi mi dedicai con molta più dedizione agli studi magici;  Siiward il più assiduo nel seguirmi, mi svelò quanto celato nel mio sogno, mi parlò della dea Adelas e degli Unicorni Alati a lei devoti, mi spiegò che la miglior vendetta sarebbe stato lottare contro le ingiustizie ed il male e che se fossi diventato un Unicorno Alato avrei potuto raggiungere il mio scopo. Ora sono aspirante UA e mi sento forte, pronto ad affrontare chiunque offende la giustizia e attendo con ansia il momento dove potrò dimostrare ai fratelli Unicorni Alati il mio coraggio e diventare definitivamente ed a tutti gli effetti uno di loro.

 

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