Concorso Joker? – Il Portone –

Concorso Joker? – Il Portone –

Tromar guardava il portone.
Il portone, immensamente stagliato tra le mura a ponente della Torre dell’Ascia era inviolato eppure, durante quella notte, la fortezza aveva subito diversi assalti.
Grottescamente, il viale che portava dall’androne al piccolo piazzale della fontana, interno al monolite stesso, era uno spettacolo granguignolesco e raccapricciante; sangue e membra.
Continuava costantemente a fissare il portone, come se desiderasse che qualcuno ancora tentasse quello che da tempo ne vivo ne morto aveva osato, spalancarlo.
Per stagioni ormai, il nano oscuro combatteva aspramente per mantenere il controllo della Torre e mai nessuno si era spinto oltre il patio per una battaglia frontale, uno scontro mortale preannunciato dai suoi occhi, gli occhi di un sacerdote delle Tenebre.
Anima e corpo si univano presto nelle sembianze del suo magnifico dono, la preghiera devota agli Dei Dimenticati che lo rendeva forte, spietato contro il nemico e magnanimo tra i compagni, recitava riti oscuri designati per il compimento della carneficina ; la scintillare delle lame, il potere della magia nera; continuava a fissare l’ingresso principale.
All’interno del purpureo cortile, la Nuova Missione Oscura brulicava compatta in moto unisono, una macchina di morte oliata a perfezione e strutturata per nutrirsi di luce, divorare avidamente le forze che tentavano di piegarli.Le ordinative raggiungevano silenti ogni Missionario, le fiamme degli incantesimi e le aure oscure rilucevano nello scenario, dando vita a giochi di ombre e colori infernali, vagando senza meta tra le pareti fredde dall’architettura imperfetta, sibilando tra le ombre notturne.
Ora tutto taceva, il campo di battaglia, la notte, il silenzio.
Un requiem si alzo’ improvviso tra gli adepti del magico, ripetitivo e straziante ;cadenzando ogni singola parola, Tromar, il chierico, continuava a guardare sognante il portone.Ora lo vedeva spalancato, ammirando il nemico eterno in uno sguardo speranzoso, dando vita al suo incubo ricorrente; il perchè…
Tutto quello per cui combatteva, pregava, si sacrificava, uccideva, non aveva una risposta e probabilmente, lui, non la avrebbe mai trovata.
Scrutava il portone aperto e, alle spalle di questo, l’esercito degli Unicorni Alati…un urlo secco squarciò l’aria.
Kordhel, il generale dell’armata Oscura, stava urlando il richiamo che avvisava l’imminente attacco; solo ora Tromar si rendeva conto che durante il sogno ad occhi aperti, aveva continuato a recitare le formule a memoria, meccanicamente; senza smettere di pronunciare, prese dall o zaino che portava sulla schiena una lampada azzurra e la occultò nella mano sinistra, sull’avambraccio dell’arto stesso, allacciò lo scudo… un bagliore improvviso preannunciava l’inizio della battaglia, la fine del suo sogno.
Gli Unicorni Alati, sotto il vessillo dei paladini del bene, apparivano in istantanea successione uno dopo l’altro e prima che il suo incantesimo potesse avere effetto, il nano lanciò una fugace occhiata al portone, sbarrato, che ancora una volta non sarebbe stato aperto…avrebbe ancora ucciso un nemico senza volto, una luce senza nome, un ideale senza identità…
All’alba, il vessillo rosso e nero torreggiava sul pennone della Torre dell’Ascia, ondeggiando al vento leggero.
I Missionari, eccitati dalla rinnovata vittoria, urlavano il grido di battaglia ,esortavano le terre ad udire la loro follia, la loro potenza, la loro esistenza…
Tromar guardava il portone.

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