La Leggenda dei Waikiti
Introduzione: Che cos’e’ una Quest?
Una Quest e’ una ricerca, un gravoso compito che un gruppo di eroici personaggi cerca di portare a termine per conto di una Divinita’ . Recuperare un leggendario tesoro, salvare una citta’ dall’attacco di orde di demoni, Uccidere un temibile mostro…queste e numerose altre avventure possono essere organizzate al puro scopo di divertirsi. In una Quest e’ inoltre importante la capacita’ di recitare ed immedesimarsi nei personaggi! I giocatori si troveranno a parlare con numerosi Mob (i personaggi non giocanti le cui azioni vengono pilotate dalla divinita’ che gestisce la Quest) , e dovranno saper usare astuzia e retorica per estorcere loro segreti, per chiedere favori o per obbligarli a fare qualcosa per loro! Nell’ambito della Quest inoltre i giocatori avranno occasione di esplorare, ricercare e viaggiare in lungo e largo per le terre di Clessidra, e di mettere alla prova le loro abilita’ di combattimento contro avversari fuori del comune, creati appositamente dalle Divinita’ per aumentare il coinvolgimento ed il divertimento di tutti i partecipanti. Portare a termine una Quest e’ (oltre che divertente e soddisfacente) oltremodo fruttuoso per i personaggi! Spesso le Divinita’ mostrano il loro favore agli Eroi che hanno portato a termine l’impresa, regalando loro potenti Rune, con le quali essi potranno comprare mistiche reliquie e leggendarie armi, o personalizzare il proprio equipaggiamento, o migliorare le proprie caratteristiche……potranno forgiare la propria Leggenda!
Come si svolge una Quest ? Clessidra e le “Aree Virtuali”
Clessidra mette a disposizione un efficace meccanismo per la gestione delle Quest, che consente alle divinita’ di “creare” istantaneamente ambientazioni pertinenti ed adatte all’atmosfera che si vuole costruire per l’avventura in occasione. Questo meccanismo delle “aree virtuali” contribuisce in maniera fondamentale ad aumentare il divertimento ed il coinvolgimento dei singoli partecipanti all’avventura, che si trovano ad esplorare zone a loro non conosciute, arricchendo continuamente il gioco di Mistero e di Magia. Un’ “area virtuale” e’ essenzialmente un’area fittizia. I giocatori si muovono all’interno di un’area fisica del mud (o piu’ solitamente della Wilderness), ma possono vedere “sovrapposta” a questa una nuova area, costruita per l’occasione, con comandi e triggers abilitati dalle divinita’. E’ inoltre possibile interagire con queste descrizioni virtuali , spostando leve, scavando macerie, premendo pulsanti, aprendo porte e facendo quant’altro si voglia, senza alcun limite alla possibilita’ di azione e di movimento. Se aggiungiamo a questo la possibilita’ delle Divinita’ di creare Mostri “ad hoc” per la Quest, otteniamo una meccanica snella, efficace e divertente per la gestione di avventure al di fuori della normale routine del mud, avventure che non hanno alcun limite, se non la fantasia e l’abilita’ di Divinita’ e Giocatori!
Quella che segue e’ una storia scritta da me e basata su una grande Quest organizzata da una divinita’ di clessidra, Raxy. La Quest , brillantemente gestita con le Aree Virtuali, ha portato un folto gruppo di giocatori, per alcune sere (sii! Quest a puntate!), a viaggiare tra antiche rovine e orribili spettri di una civilta’ terribile e perduta!
Sulle tracce del popolo Waikiti!
…epici scontri tra il bene ed il male stanno per cominciare…
Mi guardai intorno. La taverna era scarsamente illuminata. Gli occhi mi bruciavano, arrossati dal fumo denso che aleggiava nell’aria viziata. Qualche giorno prima avevo ascoltato una storia curiosa, dalle larghe bocche degli avventori e dei viandanti. Non si parlava d’altro. Sembrava che Thorsen, un cavaliere templare, avesse rinvenuto durante uno dei suoi viaggi uno strano ed enigmatico Totem, abbandonato tra le montagne che circondano il Vulcano. Ora forse qualcuno di voi rammentera’ la storia che Larry l’oste amava raccontare durante le prime calde sere di questa primavera tardiva..quella storia riguardo il popolo dei Waikiti. Ora… siate sinceri.
Scommetto la mia tunica che molti di voi avranno pensato che si trattasse di un’altra delle storie di Larry. I forestieri amano ascoltare storie di mostri e di draghi, di perdute civilta’ ed antichi tesori, e Larry ama raccontarle mentre versa boccali di buona birra alle bocche che pendono dalle sue labbra. Anche io mi ero limitato a grattarmi la barba e stringere il portamonete..Tuttavia quando seppi del ritrovamento, ma ancor di piu’ quando la giovane maga Mystra mi mostro’ di persona il
totem, cominciai a sentir puzza di avventura. Chiesi in giro , e scoprii che era stata organizzata una spedizione, allo scopo di trovare antiche rovine o quant’altro potesse testimoniare l’esistenza del popolo Waikiti.
E cosi’ mi trovavo ora nella taverna. Una linea di fuoco solcava le creste dei monti dell’est. L’alba. Un silenzio interrotto soltanto da gemiti e mormorii di ubriachi cullava i miei pensieri. Era giunta l’ora. Quando mi guardai intorno notai che molti altri si erano riuniti per partecipare alla spedizione. Mi sentii stupido. Forse gli anni di preghiera non erano riusciti a cancellare la mia insana curiosita’ . Stavo per andarmene, per non passare per un credulone qualunque, quando qualcosa congelo’ i miei passi. Una voce tonante eppur gentile penetro’ nella mia testa. Soltanto alcuni degli avventori l’udirono. Il grande Raxy. Fu in quel momento che capii che c’era qualcosa di grosso in ballo.
Il dio ci disse di radunare un manipolo di eroi nel vecchio soppalco della casa abbandonata, tra i vicoli malfamati della citta’.
Fu cosi’ che ci ritrovammo tutti quanti assieme. Forse saro’ noioso nell’elencare tutti coloro che parteciparono all’impresa, ma ritengo che sia un onore per me scrivere delle gesta di coloro che mi accompagnarono nella cerca dell’antica civilta’ Waikiti. I loro nomi erano Arctis,Blarist,Delduil,Djamila,Grymber,Hern,Hirozok,Kherelior,Rilath,Semeth,Surazad, Thantreth,Thorsen,Toregon,Tungarim e Varg, e tutti dimostrarono impegno e coraggio al limite delle loro possibilita’, anche se non tutti parteciparono alla cerca nella sua interezza.
Decidemmo che Blarist sarebbe stato il capogruppo, mentre Hern e Thorsen avrebbero fatto da guida. Raxy ci aveva infatti ordinato di recarci nel luogo ove il totem era stato ritrovato, e poiche’ erano stati loro due a compiere il ritrovamento, ci avrebbero guidato con consigli al luogo indicato.
Viaggiammo a lungo tra le montagne attorno al vulcano. Quei picchi, indorati dalle prime luci del mattino, sembravano tutti uguali ai nostri occhi ansiosi di osservare meravigliose rovine ad antichi tesori promessi da una storia ricca di mistero.
Stavamo appunto per decidere di dividerci e cercare singolarmente, quando un grido vittorioso ci distrasse. Kherelior, allontanatosi per esplorare i dintorni, aveva trovato un altro piccolo totem, identico a quello rinvenuto da Thorsen pochi giorni addietro.
Sogni e misteri divennero improvvisamente realta’ davanti ai miei occhi, quelli di un uomo troppo giovane per non lasciarsi sopraffare dall’ardore e dalla voglia d’avventura.
Ci radunammo in una piccola radura, al centro della quale sorgeva la scultura. Sembrava essere li da mille anni, seminascosta dal muschio e dalla fresca vegetazione. Osservammo tutti attentamente. Un enigmatico sorriso era scolpito sul volto di pietra, sul quale spiccava uno strano naso, che non aderiva perfettamente al resto del volto. Mi avvicinai e CLACK! Osservai affascinato la statua girare su se stessa non appena premetti il naso. Una porzione del piedistallo del totem si rivelo’ ai nostri occhi, rivelando una strana scrittura, che suonava pressappoco cosi’:
“Signori,Sono sempre stato sincero,ora non so stavolta,se esattamente,sapro orientarvi,seriamente”
Ci guardammo sconcertati. Cosa volevano significare quelle parole? Chi ne era l’autore? E quando mai questo sconosciuto era stato sincero con noi? Eravamo cosi’ presi a dare un profondo significato a tutto questo, che non ci accorgemmo della semplice e lampante soluzione. Furono Kherelior e Thorsen ad avvedersene. Le iniziali delle parole indicavano un preciso percorso!
Schioccai le dita..come avevo fatto a non pensarci prima?
“Sud sud sud sud sud ovest nord sud sud sud est sud ovest sud!” esclamai di getto, seguito rapidamente da Thorsen, mentre Kherelior si era gia’ incamminato tra gli scoscesi sentieri montani.
Ci muovemmo seguendo le indicazioni del totem, ed alla fine ci trovammo in una stretta gola. E’ strano. Avevo sorvolato spesso quelle zone durante i miei viaggi, eppure non avevo mai visto quel sentiero scosceso e ripido, nascosto dalla vegetazione e dalle irte pareti rocciose.
Percorremmo la gola armi in pugno. Non sapevamo cosa ci attendeva tra quelle montagne, e pensammo che non avrebbe guastato prepararsi al peggio. Seguimmo il serpeggiante sentiero per un po’, fin quando esso non si interruppe bruscamente ai piedi di una parete rocciosa, sulla quale sorgeva una fitta vegetazione di edere ed antichi rampicanti.
Ci fermammo ed iniziammo a cercare un varco. Le provammo tutte. C’era chi cercava una pala per scavare, chi guardava sotto ogni masso o pietra che trovava. Io dal canto mio presi a premere e bussare contro la parete rocciosa, per vedere se, come nelle grandi storie fantastiche, una sezione del muro si fosse magicamente aperta per rivelarci chissa’ quali tesori. Fu dopo molto premere e spingere solida roccia che, sudato e stanco, mi sedetti su un sasso. Mi guardai attorno, e mentre mi asciugavo il sudore con un fazzoletto, vidi Blarist, che fino a quel momento era stato fermo, dirigersi verso la fitta vegetazione di rampicanti. Lui e Tungarim presero a strappar via edera e foglie, e nel giro di pochi istanti rivelarono un piccolo passaggio, come una fenditura tra le rocce, che si apriva verso est oltre la montagna. Facemmo qualche fatica a passare in mezzo a quei sassi aguzzi e ripidi, ma una volta al di la’ del passaggio ci ritrovammo in una piccola valle, completamente oscurata da rigogliante vegetazione e ripida roccia. Davanti a noi sorgeva una costruzione di pietra, un tempio antico e maestoso. Ci avvicinammo, e meravigliati ci fermammo dinanzi al grande portone di bronzo. Vi erano incise in rilievo scene di battaglia.
Un’antica e potente razza combatteva per la sua sopravvivenza davanti alle porte di un tempio, molto simile a quello che avevamo davanti. Un’altra scena raffigurava probabilmente un potente signore della civilta’ waikiti. Lo sguardo altero e sprezzante tradiva la grande sicurezza di se’ e la forza che dovevano essere propri della loro razza. Semeth , il gigante, si avvicino’ al portale, e con la sua grande mano schiaccio’ la testa della fredda figura di bronzo. Con un cigolante rumore di ingranaggi il grande portale si apri’ , lasciando davanti a noi tenebre incontaminate per lunghi secoli. Entrammo nella costruzione. Davanti ai nostri occhi c’era un altro grande portale, sul quale si leggeva:
Solo il coraggio e l’astuzia permetteranno il passaggio!”
Una prova. Forse l’antico popolo Waikiti aveva previsto che un giorno un’altra civilta’ avrebbe trovato questo tempio. Pensai che probabilmente essi avevano predisposto dei tranelli lungo il nostro percorso, per evitare che potenti segreti finissero nelle mani delle persone sbagliate.
Forse per questo motivo il grande Raxy stesso si era interessato della questione. Se si fosse trattato di semplici tesori da rigattiere, di certo il potente dio non si sarebbe scomodato. Ancora piu’ a nord sorgeva invece una statua di un guerriero waikiti. Sul piedistallo della statua era scritto:
“Qui solo il coraggio di UNA persona, potra’ svelare l’apertura del tempio.Preparati o prode ,che un nemico spietato, da solo, dovrai affrontare. Inchinati e preparati a morire.”
Fu allora che senza pensarci troppo su, Semeth il guerriero si inchino’, ed in un lampo scomparve nel nulla!
Pochi attimi dopo sentimmo il suo grido di agonia riecheggiare tra le grandi sale del tempio. Sussultai. Ero sempre piu’ convinto che non era un caso se mi trovavo li, dinanzi a quel monitorio portale..decisi che avrei sfidato la sorte, avrei provato a me stesso il mio coraggio e avrei messo a dura prova la mia fortuna, che fino ad allora mi aveva sempre ben assistito.
Formulai alcuni incantesimi di protezione. Mentre il resto del gruppo discuteva su chi sarebbe stato il prossimo ad entrare, senza pero’ raggiungere un accordo, pronunciai le preghiere a Raxy. Avrei contato soltanto sulla mia fede. Mi protessi con l’incantesimo che solo ai chierici e’ concesso, per la loro dedizione e la loro umilta’. Mi chinai…Una luce sfolgorante mi avvolse. Mi trovai a gravitare nel nulla. Dinanzi a me il corpo martoriato di Semeth ed una figura alta e possente, che mi guardava con odio. Il Guardiano Waikiti si scaglio’ su di me urlando la sua rabbia! I suoi colpi erano duri e molto veloci. Pregai piu’ e piu’ volte Raxy di curare le mie ferite, ma i miei incantesimi non riuscivano a bilanciare i danni che il guardiano mi causava. Nonostante urlasse, bruciata dalle fiamme che circondavano il mio corpo, la creatura conti-
nuo’ ad attaccarmi con odio..Fu un attimo prima di perdere conoscenza che vidi le orrende ustioni che segnavano il suo corpo.
Peccato pensai…peccato..Soltanto una manciata di secondi, e l’avrei vinto. Con le ultime forze rimastemi avvisai il gruppo: Il guardiano Waikiti era coperto di ferite. Sarebbe stato un gioco da ragazzi finirlo. Almeno il mio sacrificio non era risultato vano…
Una luce mi avvolse. Ancora una volta Raxy aveva salvato la mia anima dalla morte, e l’aveva riportata nel mio corpo martoriato.
La mia testardaggine mi era costata molto, e capii che avevo bisogno di molta esperienza ancora, per poter aspirare ai massimi ranghi dell’ecclesia. Non mi importava. Il mio sangue bolliva, e per un secondo avevo pensato di poter afferrare la vittoria a quattro mani.
Anche Semeth era tornato, riportato in vita dalle antiche forze che permeano Clessidra. Nel frattempo Kherelior si era chinato allo stesso modo, e trovatosi faccia a faccia col guardiano gravemente ferito, ne aveva facilmente avuto ragione.
Convocammo Kherelior dal piano astrale. Il sacerdote aveva recuperato una pesante chiave, custodita probabilmente dal guardiano stesso. Fu Blarist che apri’ il pesante portale utilizzando la chiave. Ci addentrammo ancora di piu’ nel tempio, e ci trovammo in una stanza pressoche’ identica alla precedente. Pensai che avevamo alla fine risolto la prova di coraggio. Mancava di dimostrare la nostra astuzia. Davanti a noi si trovavano un grande portale ed una statua, che rappresentava una sfinge. Avevo sentito parlare di queste creature, che sono solite proporre indovinelli ed enigmi agli sventurati viandanti che le incontrano. Dissi con voce chiara e squillante “Astuzia“. La sfinge parlo’ con voce profonda :
“La piu’ bella creatura su queste lande vive nelle terre ad est, Cosi e’ descritta: Sembra sfidarti apertamente. E’ di una bellezza mozzafiato, con dei lunghi capelli ricci e rossi che cadono giu’ dalle spalle, ed un vestito bianco come la luna, con una scollatura molto ampia, che esalta le sue forme.”
Probabimente la sfinge voleva conoscere il nome di questa creatura. Pensai rapidamente. Ho un debole per le donne io. Puo’ sfuggirmi un nome , certo, ma non dimentico mai un BEL volto. Ricordai di aver visto una simile bellezza nella citta’ di Khondarya. Formulai rapidamente l’incantesimo di ritorno e mi diressi in volo verso la citta’ d’argento. Li’ incontrai nella taverna la donna di cui la sfinge parlava. Essa era Takelis, una mezz’elfa solita frequentare il ritrovo dei saggi della citta’. Entrai trafelato nella stanza, guardai la bellissima fanciulla e le chiesi ansimando quale fosse il suo nome. Ella rispose con aria interrogativa, e senza spiegarle nulla ringraziai , e formulando un altro incantesimo di ritorno scomparii! Non appena questa avventura sarebbe finita, sarei certamente tornato a Khondarya a dare spiegazioni alla bella mezz’elfa. Mi feci convocare. Attraversai rapidamente le distanze percorrendo pochi passi nel piano astrale e mi ricongiunsi ai miei compagni, che discutevano su quale fosse la piu’ bella fanciulla delle terre dell’est. Mi feci largo tra tutti ed esclamai:
“Takelis!” con voce chiara e forte. La sfinge chino’ il capo alla mia risposta. Grazie alla mia conoscenza di donne e taverne ce l’eravamo sbrigata rapidamente 🙂
Con un rumore metallico il pesante portone alle nostre spalle si aprii, rivelando un passaggio che portava ad una stanza piena di armi. Al di la’ della stanza si apriva un abisso senza fine. Sotto i nostri piedi il pavimento di roccia spariva, per dar luogo ad un baratro profondo e senza ritorno. Neanche i nostri incantesimi per volare avrebbero sortito alcun effetto contro quel vuoto cosi’ percettibile e pressante. Decidemmo di dare un’occhiata alla stanza, ed alla fine Varg, spostando una scimitarra dalla sua rastrelliera, mise in moto un antico meccanismo. Il pavimento prese a scorrere sotto i nostri piedi, e rapidamente l’abisso sotto di noi si chiuse.
Oltre l’abisso si apriva una stanza vuota, fatta eccezione per una grande clessidra al centro di essa. Non appena entrammo, la sabbia comincio’ a scorrere nelle grandi bocce di vetro, ed uno ad uno iniziarono ad apparire orribili spettri di guerrieri Waikiti!
Intuimmo tutti che i guerrieri sarebbero tornati , fin quando non saremmo riusciti a bloccare gli ingranaggi della clessidra, a fermare lo scorrere della sabbia. Cosi’, mentre i combattenti del gruppo ci difendevano dall’assalto dei Waikiti, noi fruitori di magia cercavamo di fermare la sabbia inesorabile. C’erano degli ingranaggi complessi che regolavano l’inclinazione della clessidra. Cercammo di tirare leve e di bloccare ruote dentate in tutti i modi. Le urla alle nostre spalle ci mettevano in ansia, impedendoci di pensare.
Fu Semeth che ci tiro’ fuori da quella brutta situazione. Si avvicino’ alle ruote dentate degli ingranaggi e le sposto’ di lato, fermando cosi’ lo scorrere della sabbia e la comparsa degli spettri Waikiti. Tirammo tutti un sospiro di sollievo.
Riuscimmo finalmente a raggiungere il cuore del tempio, attraversando una fenditura che era apparsa nel muro dopo aver bloccato gli ingranaggi della clessidra.
Ci trovavamo in un ampio salone, ricavato scavando la viva roccia e plasmandola con grande abilita’ e maestria scultorea. Su una delle dodici colonne del tempio Semeth scorse degli interessanti intarsi: scene di sacrifici animali facevano pensare che gli Waikiti usassero offrire la vita di giovani lupi per ingraziarsi gli dei. Nelle navate del tempio trovammo altre prove a conferma della nostra teoria: Dei dipinti su un muro , perfettamente conservati, rappresentavano il popolo Waikiti che, dopo avere effettuato l’ennesimo sacrificio, si preparava ad un lungo e sofferto esodo.
In un dipinto in particolare era rappresentata una stanza molto simile al tempio nel quale ci trovavamo, ma che aveva nel suo centro un grande altare di marmo, coperto del sangue e dei corpi di grossi lupi grigi. Tornammo nel centro del tempio per dare un’occhiata in giro. Blarist ebbe un fortunato colpo d’occhio: si avvicino’ alla settima colonna del tempio e la giro’ completamente, grazie ad un perno che sorgeva a circa mezza altezza sulla colonna stessa. Con un
rombo e rumori metallici, un altare di marmo sorse dal pavimento, proprio nel centro della stanza, mentre una pioggia di calcinacci scheggiava le panche del tempio ed i nostri elmi.
Nonostante la pratica ci disgustasse, decidemmo che avremmo dovuto sacrificare un giovane lupo agli dei Waikiti, se avessimo voluto proseguire. Fu Blarist ad usare la sua magia per evocare un famiglio, un lupo che avrebbe offerto il suo sangue per la nostra causa.
Delduil e Thorsen uccisero la povera bestia. Semeth prese il suo corpo e lo mise sull’altare. Con voce chiara affermammo di voler sacrificare il corpo del lupo agli dei Waikiti. Il lupo scomparve di colpo, come catturato da una potente forza magica.
La stessa forza si diresse come un uragano verso la parete sud del tempio, e con uno schianto vedemmo la roccia sfrigolare e scheggiarsi, per rivelare una piccola stanza segreta proprio in quella parete.
All’interno della stanza trovammo un’antica pergamena, ingiallita dal tempo, eppur permea di potere arcano. La pergamena recitava:
“Nella bellissima citta’ di Kondharya vivono su una torre tre ippogrifi
scendendo trovi a nord lo speziale Plenorium compra sempre le sue utili pozioni
verso ovest Soker barbaro della foresta li assieme a lui troverai Janus guerriero
in alto una ricca console ritorna sulla strada del salice troverai ora proseguendo una bella
taverna a nord dimora del saggio Tic fermati bevi una buona birra
alla salute di Takelis che curva e maliziosa sul bancone lascia
intravedere una scollatura generosa
la taverna abbandona torna sulla strada una piazza illuminata
troverai dirigiti verso il cancello a nord“
Feci appena in tempo a leggere che la potente voce di Raxy risuono’ di nuovo nelle nostre menti: Avremmo dovuto riportare al dio la potente pergamena, ed egli avrebbe deciso il da farsi. Ben presto le strade di tutti noi si sarebbero nuovamente riunite, per dissolvere le nebbie che circondano il segreto della civilta’ Waikiti..
Tornammo in capitale, e passammo molte ore a riflettere su quanto scritto nella pergamena. Alcuni di noi si recarono anche a Khondarya, e chiesero consiglio ai saggi Tic e Takelis menzionati nella pergamena, che furono quantomai sorpresi di vedere i loro nomi marcati ad inchiostro su un foglio vecchio di secoli. Grazie a Blarist ed a Juno infine, l’enigma venne risolto.
Il messaggio nascosto riportava queste parole:
Khondarya tre nord sempre verso foresta troverai una strada
proseguendo nord fermati alla curva lascia la strada
dirigiti nord
Organizzammo rapidamente una nuova spedizione. L’entusiasmo per la scoperta era palpabile, e tutti volevano partecipare all’avventura.
Nani, elfi, mezzi-giganti ed umani erano ancora una volta uniti per un fine comune.
Seguimmo le indicazioni della pergamena e con non poca fatica trovammo alla fine un antico sentiero, abbandonato da moltissimo tempo ed ora coperto di sterpi ed erbacce. Il sentiero serpeggiava lento verso nord, ma ad un certo punto spariva nella folta vegetazione, ingoiato dal fango. A questo punto Tungarim vide qualcosa nel fango, ed insieme io e lui mettemmo alla luce una pietra, sulla quale era inciso qualcosa. Osservando attentamente ci accorgemmo che si trattava di una rudimentale mappa del sentiero che stavamo percorrendo. Probabilmente i Waikiti usavano pietre del genere come pietre miliari, e concordammo sul fatto che il sentiero disegnato sembrasse portare…ad Ugarit, la magnifica citta’ del nord, governata dal borgomastro Klaus.
Decidemmo quindi di recarci proprio da lui per informarlo della situazione, e magari ricavare qualche importante indizio. Entrammo nel grande palazzo di marmo e ci presentammo tutti al cospetto del reggente, il quale fu ben lieto di accogliere un cosi’ folto gruppo di avventurieri provenienti dalla Capitale, e fece portare acqua, vino e cibo per tutti. Mentre mangiavamo, parlammo di Waikiti, di Totem, di Antichi Templi ed in ultimo della pergamena e del sentiero che conduceva alla sua citta’. Klaus ascolto’ tutto deliziato. Era sempre stato un amante delle belle storie, e alla fine del racconto ci consiglio’ di recarci da Otreg, un vecchio bibliotecario che viveva in un villaggio non molto ad est della Capitale. Ci disse inoltre che le guardie avevano segnalato strani movimenti fuori delle mura cittadine negli ultimi giorni.Gli consigliammo di rafforzare le guarnigioni, chiamare alle armi altri uomini dalle campagne e preparare la citta’ alla difesa, ma il vecchio Klaus sembro’ fiducioso delle sue difese, oppure semplicemente scettico riguardo ai nostri timori. Ci congedammo dal reggente e ci mettemmo in viaggio verso sud, per raggiungere la biblioteca di Otreg. Grazie alla magia, nel giro di un’ora eravamo tra libri polverosi e scaffali tarlati, con la polvere dei secoli ed il puzzo della pergamena che ci infastidivano mentre il vecchio saggio si arrampicava come un ragno sulle grandi librerie, mormorando “Waikiti…..waikiti….si……”. La sua ricerca si risolse rapidamente, e scendendo dal suo trespolo il vecchio ci consegno’ un vecchio e polveroso fascio di pergamene.
“Da questo incartamento” -disse- “risulta che la citta’ di Ugarit fu fondata sopra delle antiche rovine, che, a quanto vedo da queste miniature, dovevano essere una sorta di …..di tempio…”
Le ultime parole furono interrotte dal rumore secco della porta della biblioteca che si apriva di colpo!
Una guardia di Ugarit entro’ trafelata. L’uomo era sporco e ferito, e dall’espressione sul suo viso deducemmo che non era foriero di buone notizie. Ascoltammo cosi’ quello che tutti temevamo: la citta’ di Ugarit era stata attaccata da orde di guerrieri spettrali, che con armi antiche e potenti magie seminavano il terrore nella bella perla del nord. La cosa che ci soprese era che questi guerrieri cercavano proprio noi. Forse sapevano che rappresentavamo il loro unico ostacolo verso la conquista della Capitale e di tutte le terre civilizzate di Clessidra. Thantreth ci guido’ alla battaglia. I nostri maghi recitarono incantesimi per volare, e come il vento ci dirigemmo a nord , urlando la nostra furia verso i focolai che vedevamo alzarsi dalle case di marmo e mattoni, lontano davanti a noi.
Entrammo in citta’ da quello che fino a poco tempo fa era l’imponente portone sud. Ci accolse un piccolo gruppo di marcescenti guerrieri Waikiti, che per primi assaggiarono la furia delle nostre lame e la potenza delle nostre magie. Dopo lo scontro ci fermammo un attimo ad osservare. La citta’ era deserta. Le strade lastricate erano chiazzate di sangue e cadaveri. Le guardie di Ugarit avevano opposto una strenua resistenza, ma senza alcuna speranza di sbaragliare le orde non morte.
Dai pochi e spaventati superstiti venimmo a sapere che il borgomastro Klaus era riuscito a mettersi in salvo, e che molti negozianti erano ancora vivi, grazie alla magia bianca che protegge le loro botteghe.
Avanzammo nella citta’ combattendo palmo per palmo. Thantreth e Blarist attaccavano alle spalle i non morti con le loro micidiali pugnalate, mentre Arctis , colto dalla furia cieca, disintegrava ossa e pelle marcia armato di un enorme tronco d’albero, assistito da Tungarim e Toregon che attaccavano senza sosta i guerrieri. Io ed Orlach controllavamo la situazione, pregando gli dei per la salvezza di tutti, e formulando incantesimi di protezione sull’intero gruppo.
La nostra esplorazione ci porto’ alla fine all’interno di una rustica abitazione. Quando scendemmo nei sotterranei della casupola diroccata, ci accorgemmo che il lavori di ampliamento dei sotterranei avevano messo alla luce parte di un tempio, che per geometria e stile somigliava molto alla costruzione Waikiti che avevamo trovato a suo tempo. C’erano delle colonne all’interno di quella che doveva esser stata una grande sala, un grande altare con una teca contenente alcuni dipinti, che raffiguravano tre sacri simboli: acido, fuoco e ghiaccio. Accanto ai dipinti, una grande tela rappresentava un sacerdote Waikiti nell’atto di donare una strana chiave ad un fantasma, in un posto lugubre e strano.
Ci consultammo rapidamente con gli abitanti di Ugarit, ed alla fine decidemmo di rivolgersi al concilio dei saggi della citta’ di Khondarya, saggi che spesso ci avevano aiutato a prendere difficili decisioni. Corremmo quindi da Tic, Tac, Saik e Takelis. Parlammo loro di simboli, di Waikiti, di dipinti e di tutto quanto era successo…
Con il consiglio dei sapienti, decidemmo di dirigersi in un area in rovina a nord di Ugarit, nella quale convivevano da sempre acido fuoco e ghiaccio sotto forma di tre demoni dai malvagi poteri.
Fu cosi’ che in quei sotterranei oscuri trovammo Klaus, il borgomastro di Ugarit. Ci disse di essersi messo in salvo con una poco dignitosa fuga, e di esser giunto alle nostre stesse conclusioni leggendo alcuni trattati custoditi nella biblioteca di Ugarit, trattati che egli aveva portato via dalla citta’ in