La madre di un giovane guerriero.

La madre di un giovane guerriero.

Dentro la culla, ti guardavo con occhi adoranti.

 

Tu per farmi addormentare muovevi la grande lettiga e mi raccontavi le fiabe e le avventure di eroi del passato. Ricordo le mille avventure che fino ai miei dieci anni mi narravi ed io immaginando, ciò che udivo, sognavo le storie di invasioni e di guerre massacranti dove a volte le forze del bene vincevano ed a volte invece perdevano brutalmente. Vedevo i guerrieri armati di pezzi pregiati e di origine semi divina o demoniaca, mentre affrontavano gli eserciti di orchi e giganti che più volte minacciavano la stabilità e la pace del regno. L’ultimo pensiero, prima di addormentarmi, alla fine di ogni tuo racconto, era che un giorno sarei diventato il più forte e il più coraggioso ed avrei affrontato quelle orde del male. Il giorno che te lo dissi, lo ricordo bene mamma, il tuo viso sbiancò improvvisamente. Avevi un’espressione mista alla soddisfazione, per l’audacia delle mie parole, ma allo stesso tempo triste al pensiero che avresti potuto perdermi per sempre.

Tuttavia, dopo esserti alzata in piedi, con la tua voce possente mi dicesti:

“Se è questo che desideri, figlio mio adorato, vuol dire che è arrivata la tua ora di lasciare questa casa e cercare avventura in giro per le lande per seguire le orme di tuo padre.”

Mio padre, non ebbi mai la fortuna di conoscerlo, so solo che, dopo aver messo incinta mia madre di me, se ne andò per partecipare ad una guerra in difesa della Capitale e che non tornò mai più a casa. Poldir mandò una missiva a mia madre, dove diceva che il marito era scomparso durante la guerra e che dalle ultime informazioni in suo possesso, era caduto, in un’imboscata, accerchiato dai nemici. Quando arrivò il momento di partire, Dryth mia mamma, mi guardò piangente e mi disse una cosa che mai dimenticherò:

“Figlio, usa la tua forza da mezzo gigante con astuzia niente è più debole di colui che sottovaluta l’avversario e pensa di sopraffarlo in breve. Mi raccomando, quando avrai imparato a combattere, aiuta gli altri ad imparare più velocemente quello che tu hai conosciuto con la fatica e la rinuncia, perché solo così potrai aiutare il prossimo ad essere d’aiuto agli altri!”

Così, mi voltai e lasciai quella casa materna, che già per due mezzi giganti come me e mia madre era piccola ormai. Mi diressi in città, varcai qualche montagna e collina e dopo alcuni giorni di viaggio vidi le mura della Capitale.

Mia madre mi aveva parlato di un certo governatore, che un tempo aveva aiutato mio padre e che ora mi sarebbe stato sicuramente d’aiuto.

Poldir era lì e sembrava aspettarmi con impazienza, era un uomo giovane e forte anche se un principio di calvizie aveva iniziato a martoriare la sua povera testa.

Mi disse che sarebbe stato ben lieto di darmi una mano, ma prima voleva vedere cosa sapevo fare.

Così sfoggiai tutta la mia bravura nello scuoiare, gli mostrai delle pelli che avevo conciato tempo addietro e lui, ne rimase notevolmente colpito, anche se ciò non gli bastava.

Mi disse, che prima di affidarmi qualsiasi incarico, voleva vedere quanto fossi bravo con la spada e con tutte le arti combattenti. Si trattava quindi di mostrargli quanto bene sapessi caricare e calciare,  soccorrere gli amici in battaglia e ad urlare per spaventare e caricarmi di foga guerriera.

Fu così che, il governatore,  indisse un torneo tra guerrieri ed io, essendo il più bravo, naturalmente vinsi. Poldir, mi guardò con uno sguardo di ammirazione e mi disse:

“Bravo Burth, vedo che il sangue di tuo padre e di tua madre, scorre nelle tue vene facendo sì che ora tu sia il più forte e valoroso guerriero della Capitale.

Perciò ti investo della carica di maestro dei guerrieri, e il tuo compito sarà quello di addestrare le generazioni future alla battaglia e per la sconfitta del male!”.

Tempo dopo, con l’aiuto di un viaggiatore e di un maestro evanescente, imparai anche altre arti legate allo spirito dei guerrieri ma soprattutto conobbi la scrittura e la lettura e così, mi decisi a mandare una lettera alla mia adorata madre.

 

 

Nella lettera scrissi:

 

Cara madre,

Ormai molto tempo è passato da quando ho lasciato la tua casa.

I tuoi consigli da sempre mi sono stati preziosi e sono cresciuto nella forza e nel vigore fisico mantenendo però grande lucidità di mente e di spirito.

Ora sono diventato il maestro d’armi della Capitale ed è un compito nobile ma allo stesso tempo gravoso e pieno di responsabilità.

Sotto di me ho numerosi allievi che mi guardano con ammirazione e devozione e vedo in loro lo stesso fuoco che da giovane alimentava il mio spirito.

Credo che tu debba essere fiera di me, ho raggiunto questa posizione grazie ai tuoi insegnamenti e ai tuoi consigli.

Ricordo quando cadevo da piccolo, che mi aiutavi a rialzarmi spronandomi a non smettere di imparare a camminare e così hai sempre fatto con me per tutto.

Forse questo è stato l’insegnamento che più ho apprezzato di tutta la formazione, che mi hai dato, ovvero a non mollare mai!

Ora sono grande e uomo, ma un pensiero ogni giorno a te rivolgo e mi manchi non appena ti immagino, per questo ho deciso entro poche settimane di venire a trovarti per passare assieme a te la giornata che il governatore Poldir, ha deciso di dedicare in onore a tutte le madri del regno.

 

Ti voglio bene,

Tuo Burth, Maestro d’arte guerriera della Capitale.

 

(Thantreth la iena, chiuse il libro delle avventure della Capitale e si addormentò nel letto della taverna da Gwendalyn).

Scritto da :
Thantreth la iena
(NON REGISTRATO)

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