Le prime disavventure !
Sceso dalla Carrozza mi trovai finalmente nella piazza della Capitale. L’ordine ed il rigore nelle costruzioni, la solennita’ dei portoni e dei fieri guardiani della citta’, le precise e puntuali indicazioni e segnali sulle porte dei negozi, facevano trasparire e la legalita’ e la giustizia del nostro Impero.
Mi sentivo parte di un meccanismo di leggi giusto, buono, dai sani principi. Tanti mattoncini bianchi ed assi di legno sormontati da un maestoso tetto in pagliericci davano luogo alla Locanda dell’Unicorno e del Leone ad un lato della piazza,mentre dall’altro a mala pena si reggeva in piedi un rozzo bordello, luogo di perdizione e squallido bivacco per beoni.
Sicuro dei miei sani principi morali mi avviai alle stanze.”Certamente che abbiamo una stanza per voi giovane Orlach!” mi sorrise Wizzy la proprietaria dello squallido bordello, facendo un gesto ad una compiacente signorina dagli abiti succinti, adagiata su una pelle di leopardo all’angolo della stanza. Furono sufficienti due giorni affinche’ lo squallido bordello diventasse per me un accattivante luogo per gentiluomini simpatica variante alla noiosa permanenza in taverna. Daltronde noi avventurieri…ups…ecco cosa mancava! Nella foga di sentirmi finalmente uno Gnomo e non piu’ un bambino mi ero scordato d’essere partito alla ricerca del periglio.
Decisi dunque di acquistare dell’equipaggiamento, dopotutto avevo con me 300…emm (- 2 giorni di bordello,- colazione,- Najras (la fanciulla della pelle di leopardo),- il tabacco pregiato di Ugarith ed il vino del Sud)…coff coff… 5 monete. Un alone di sconforto si manifesto’ sul mio volto, tanto che un vecchietto, Mastro Templur, un tempo un noto viaggiatore, sogghigno’ sotto i baffi apparentemente cosciente della mia disavventura.
Decisi allora di recarmi in uno stanzone adibito a magazzino, in cui il Concilio dei Chierici lascia vettovaglie per i poverelli (perche’ guardate me ?!?) e gli avventurieri abbandonano i loro equipaggiamenti usurati dal tempo. E dopo solo qualche minuto di ricerca tra la montagna di oggetti…I campanelli delle mie scarpette a punta quasi soffocavano sotto lo strascicante sacco di patate che avevo adattato a tunica; un elmetto grande il doppio della mia testa altalenava su di essa assicurata dal laccetto in cuoio. Mi sentivo come i grandi maghi citati nel Manuale Verde Bosco dai miei genitori. Mancava solo una cosa…vedendo una torcia abbandonata sul bordo della fontana esclamai:
“Oh bacchetta magica! Oh Farlokkantir ! (decisi di darle un nome per aumentare il mio fascino eroico) Compagna di mille battaglie in giovinezza e bastone sui passi della vecchiaia!”
Arrancando tra i lembi della mia ,emm, tunica, mi avvicinai a Farlokkantir.
Sentivo che il pezzo di tela imbevuto nella pece stava chiamando il suo padrone, ma quando la mia manina liberatasi dall’oblunga manica si avvicino’ per impugnarla, una velocissima ombra me la sottrasse.Feci in tempo solo a leggere il nome del ladro cucito sulla schiena della giubba G.N.U. (Gilda della Nettezza Urbana). “Maledetto Gnu’, nome nefando! Ti ritrovero’!”.
Raccolsi così un degno sostituto del mio scettro (in effetti su questo la pece era di piu’ e piu’ densa) e lo chiamai Farlokkantir II. Raggiunsi le porte della citta’. Il Manuale Verde Bosco citava un luogo , due giorni a sud della Capitale, dove esseri oscuri avevano assediato e preso il possesso di un antico edificio sacro, l’avrei raggiunto! Piu’ mi avvicinavo all’uscita della Citta’ piu’ mi rendevo conto di quanto si stesse facendo buio…e inoltre ci fosse freddo…e forse non avevo dormito abbastanza il giorno prima…”e il cibo?” pensai.”Il cibo dove lo mettiamo?”,Dovevo cenare…non e’ che avessi paura ma magari…insomma…farsi accompagnare da qualcuno…una scorta magari, un elfo o meglio un nano, dopotutto avevo ancora 5 zecchini nel portamonete! Rassicurato portai la mano al fianco sinistro e “AL LADRO!” urlai. Fu sufficiente il ghigno diabolico di una guardia cittadina con quattro denti d’oro ed altrettanti mancanti all’appello per svelare il mistero.
Privo di soldi e rassegnato mi incamminai verso il tempio abbandonato, sprofondando ad ogni passo dentro la grossa tunica di cordicelle intrecciate.
Il giovane Orlach
‘Orlach Avventure, Tomo II’
da
‘Il Manuale Verde Bosco’