Morte indesiderata
Passeggiavo per la strade della Capitale. Ero solo e volevo rimanere tale. Passeggiavo. Di qua e di la c’erano guardie che perlustravano le strade, gente che chiacchierava ed animali che rumoreggiavano con i loro versi. Il cielo era cupo, pioveva.
Camminavo senza un fine e mi ritrovai in una stradina un po’ malfamata dove un uomo, uno straccione, mi si avvicino’ e mi disse: “Oh Messere, non conosco la sua vera forza ma a giudicar dal suo equipaggiamento e dal suo sguardo lei sembra un valoroso guerriero. Non so se il mio istinto abbia ragione ma se cosi’ fosse la pregherei di raggiungere il signor Poldir, governatore di codesta città. Mi ha confidato di avere un problema e non sa come risolverlo, è in cerca di qualcuno che possa aiutarlo.”
Incuriosito, pur di rompere la monotonia e la solitudine di quegli attimi mi recai da Poldir. Presentatomi, chiesi subito senza fronzoli e giri inutili di parole se quanto saputo da un mendicante qualunque potesse essere parte di verita’.
Il tutto mi fu confermato: “Oh temerario Chigam sarei lieto se la tua spada potesse svolgere un ‘lavoro’ per me. Io amo questa citta’, questa terra, e voglio solo il suo bene e la sua tranquillità. Purtroppo, da qualche tempo, delle canaglie torturano la gente e generano il panico tra i cittadini. E’ arrivata l’ora che tutto questo caos finisca, e’ l’ora che il criminale a capo di questa organizzazione sia consegnato alla legge o sia ucciso. Sappi pero’ che egli e’ molto forte e molto furbo, non sottovalutare la sua potenza. Da indagini fatte dalle mie guardie ho scoperto la sua identità, egli si fa chiamare dai suoi adepti Signore, Signore dei Furfanti. Se riesci a scovarlo e a porre fine a questo stato di caos ti ricompenserò a dovere.”
Non ci pensai un attimo su ed accettai tale proposta. Ho cambattuto mille battaglie ed un solo uomo non poteva intimorire il mio spirito guerriero. Non ero equipaggiato molto bene ma ero sicuro della mia forza e mi recai subito alla ricerca di tale malvivente.
Dopo un giorno circa di ‘indagini’ giunsi nella Citta’ Nuova accompagnato da un gentile uomo su di una carrozza li diretta.
Riposai per qualche ora in una taverna e da li ripresi la ricerca. A mente lucida pensai a dove tale malvivente potesse nascondersi, lontano da sguardi indiscreti, in un luogo dal quale poter svolgere i suoi scopi indisturbato. Pensai di partire dal porto della città. Li trovai qualche scaricatore di porto che seppe darmi qualche confusa dritta in cambio di poche monete. Mi disse di alcune voci che giravano intorno al Signore. Nei dintorni, sempre guardingo, vidi qualche altro uomo dalla faccia poco affidabile; sapevo di essere sulla strada giusta. Seguii uno di loro e mi ritrovai in una bisca da gioco clandestina. Evidentemente ero fuori posto e qualcuno dei giocatori all’improvviso mi attacco’. Forse voleva divertirsi, forse voleva rubare un po’ di monete che portavo indosso o forse voleva qualche pezzo di equipaggiamento per poi rivenderlo al mercato nero. Oppure ero vicino al criminale ricercato, il quale, per studiarmi, poteva mettermi alla prova con i suoi seguaci.
Mi difesi bene e sbaragliai con relativa facilità tale gentaglia. Finito il combattimento, dal retro della bisca, sentii provenire delle grasse risate, dei ghigni malvagi. Pensai di essere arrivato dinanzi alla mia metà, era arrivato il tempo di vedere se la strada imboccata dal mio istinto era valida. Mi preparai all’eventuale combattimento, quella risata non mi era per niente piaciuta.
Innalzai intorno a me una armatura magica e con arcane parole aumentai la mia concentrazione combattiva. Infine decisi di innalzare intorno alla mia armatura uno scudo di fiamme, il mio più potente alleato del momento.
Varcai la porta ed entrai nel retro della bisca. In una stanza ovale mi ritrovai di fronte un uomo con in mano un pugnale nero come l’odio ed avvolto in un mantello dalla scarsa fattura estetica. Era lui l’uomo che cercavo, era lui l’uomo soprannominato Signore dei Furfanti. Lui non esitò nello sfoggiare il suo pugnale. Dinanzi a tale mossa non seppi fare altro che attaccarlo con tutta la mia forza. Con grande stupore notavo che i miei attacchi andavano a vuoto; con grande eleganza il mio avversario non solo evitava i miei colpi ma mi colpiva con una facilità estrema attaccando tutte le parti del corpo non protette dalla mia armatura. Il combattimento fu lungo, e pian piano cominciarono a mancarmi le forze. Non ebbi il sangue freddo di decidere la tecnica da usare in quell’istante; entrambi eravamo stremati, chi colpiva con piu potenza avrebbe prevalso sul suo avversario. Ahimè avevo sotovalutato il mio avversario e per questo ero poco concentrato; l’indecisione della mossa da sferrare mi fu fatale. Mi curai ma non fu abbastanza perche’ con una pugnalata il mio avversario mi tramortì! Svenni.
Dopo qualche ora mi ritrovai nella Taverna dell’Unicorno e del Leone; non so come fossi arrivato fin li ma ero in Capitale. Mi guardai… ero seminudo, ricoperto dal sangue che mi sgorgava da ogni dove. Trovai la forza di guarire le mie ferite fisiche ma un’immensa forza comprimeva il mio animo. Per la prima volta nei miei 49 anni di vita, io, Chigam il guerriero magico, ero stato sconfitto da un uomo che non ritenevo alla mia altezza. Sconfitta agghiacciante che mi ha lasciato grosse cicatrici nell’animo. Giurai vendetta e vendetta sarà; ma prima di farlo dovrò guarire il mio animo e le mie fatiche. La sconfitta porta insegnamento e quello che c’e’ da imparare da una sconfitta così bruciante sarà appreso dalla mia mente. Un urlo di rabbia usci’ dalla mia bocca, subito dopo andai a riposare li dove i miei pensieri avrebbero cominciato a vagare, li dove il mio orgoglio avrebbe portato nuovo vigore al mio fisico.