Tibodò nei piani, La fenice di fuoco
Mi trovavo disteso in terra, non ricordo dove mi trovavo e come ero arrivato la.
So solo che faceva molto caldo ma allo stesso tempo freddo, l’aria era calda ma contemporaneamente umida e gelida.
Che strano posto! non ricordo dove mi trovavo e come ero arrivato la,
so solo che continuavo a sputare sangue in terra come se avessi i polmoni trafitti da cento spade, ma non ero ferito e non avevo nemmeno alcuna cicatrice.
Il cuore ad ogni battito mi doleva, e inoltre mi sentivo svuotato stanco senza più alcuna energia se non per trascinarmi a carponi verso quella che sembrava un piccolo lago.
Che strano posto non ricordo dove mi trovavo e come ero arrivato la,
quando mi misi a carponi, notai che sotto al mio corpo erano state deposte due spade, una dalla lama nera come la pece e l’olio delle lampade bruciato.
L’altra invece era candida, brillava di luce propria, le impugnai entrambe ma una scarica elettrica proveniente da entrambe, mi fece cadere stremato.
Che strano posto non ricordo dove mi trovavo e come ero arrivato la
So solo che ovunque mi guardassi non vedevo scene nitide, solo paesaggio all’infinito sfocato,
la stessa sensazione l’avevo provata e vista nel momento in cui mi concentravo sullo spazio d’aria subito sopra a un braciere o ad un incendio.
Ma non ricordo bene, non ricordavo bene della mia vita passata, era come se non fossi mai nato ancora
Presi le due spade, pensai che tutto sommato potevano essermi utili e mi diressi verso il piccolo lago. Il lago però non era fatto di acqua ma bensì di uno strano materiale che era denso e liquido allo stesso tempo, avevo visto qualcosa del genere una volta dal mago della capitale, ma questo era anche di color argenteo e rifletteva sfocatamente anche la mia immagine.
Presi la spada bianca per toccarlo ma una scarica di energia colpì il mio cuore, e la lasci cadere in terra. Impugnai allora la spada nera e riaccadde la stessa cosa, essa mi scivolò dalle mani.
Che strano posto non ricordo dove mi trovavo e come ero arrivato la ma la mia vista si stava offuscando, le scariche al cuore mi avevano spossato del tutto e iniziavo a vedere tutto nero attorno a me. Mi misi in ginocchio e prima che la mia mente si ottenebrasse del tutto, notai la spada bianca librarsi in aria e poi cadere in picchiata al centro del lago, cercai inutilmente di richiamarla a me svenni prima.
Tibodò .
Il rombo di tuono che udii, mi fece da prima sussultare e poi nascondere dietro ad un albero.
Mai avevo udito nella mia breve vita un rombo così assordante e sicuramente dalla capitale non derivava, visto che mi trovavo parecchie miglia a piedi a sud da essa.
Stavo giusto cacciando un po’ di selvaggina per il pasto prima di andare a dormire, quando lo udii.
Quel rumore assordante non aveva una provenienza, veniva dappertutto. Stavo già raccomandando la mia anima a Khendra mia Dea protettrice, per la fine del mondo imminente, quando mi accorsi che la luce non era più quella dell’imbrunire ma bensì del sole a mezzogiorno.
Guardai verso il cielo e rimasi sbalordito da quel che vidi.
Mai avevo potuto ammirare un uccello più bello, le sue ali erano spiegate al cielo ed enormi, il suo corpo era fatto di fiamma pura e la sua testa brillava di luce bianca propria.
Il suo volteggiare emanava tutto quel rumore e quella luce, si stagliava contro il sole al tramonto e lo illuminava di più. Somigliava ad una fenice di fuoco e fiamme, ma si stava abbassando lentamente verso il suolo. Il suo becco era di fiamme, il suo unico occhio sembrava un rubino incastonato o qualche pietra simile, mai avevo visto una tal bellezza della natura nella mia breve vita.
La vedevo sorvolare le montagne a sud e poi nel momento in cui toccò terra, una scossa di terremoto mi fece barcollare. Avrei ricercato quella fenice infiammata o meglio l’avrei fatta ricercare io tenybres non mi sentivo ancora pronto.