Resoconto-Il Matrimonio di Tibodo’ e Luce (fine)

Resoconto-Il Matrimonio di Tibodo’ e Luce (fine)

Ora che il mio potere era al massimo, riuscii a chiamare a me una entità malvagia grazie ad una evocazione imparata poco tempo prima da alcuni libri demoniaci e così Xanaviot il drago rosso si presentò ai miei ordini.

Gli dissi di riposare ma di mantenere i sensi all’erta che nel caso ve ne fosse stato il bisogno, avrebbe dovuto proteggermi per permettermi la fuga.

Luce mi guardò con somma disapprovazione e supplicò il bimbo alato del bene, Silophon il drago D’orato di presentarsi al suo cospetto.

Quest’ultimo si manifestò a palazzo pochi istanti dopo quella preghiera e si dispose anche lui, dietro alle vetrate a sud ad aspettare assieme all’altro drago dormiente, i nostri ordini.

Helkar degli SdK affermò con veemenza che tutto quello che stava accadendo era folle, io lo guardai gelidamente e gli dissi che non avrei mai permesso che le forza in gioco pendessero dalla parte del bene.

Iniziai una lenta litania di morte tenebre e oscurità, chiamai la tenebra a me e il servo del male per eccellenza comparve al mio cospetto, grazie al cristallo che possedevo riuscii ad ordinare a Nosferatu il demone dell’ombra, di obbedire ai miei ordini e di nascondersi al buio delle colonne del palazzo.

Ora che l’equilibrio era stato stabilito, dissi all’avatar del Dio dalle doti e virtù guerriere, di iniziare

la cerimonia.

Henry iniziò in una maniera da me molto odiata, ovvero chiese se qualcuno dei presenti si opponesse a quelle nozze.

Il primo a parlare rispondendo affermativamente al quesito fu Azuth seguito da Seraf, Jugol, Kirnar e altri Custodi.

Seraf si fece portavoce di tutti dicendo che non avrebbero permesso il matrimonio tra la loro sorella e un messaggero dell’oscurità, cioè io.

Quelle opposizioni mi lasciavano del tutto indifferente, se avessi voluto li avrei uccisi tutti quanti in un solo istante, dopotutto mi sarebbe bastato risvegliare il drago e il demone, ma mi fermai da questo intento visto che presenti vi erano anche i Divini potenti e Immortali.

Ascoltai quindi con molta più calma avessi in corpo i discorsi di quegli stolti e pazzi.

Farneticavano che dovessi lasciare il mio clan portatore di morte se avessi mai voluto sposarla.

Tra me e me pensai come osassero chiedermi tanto, si stava svolgendo un matrimonio tra due esponenti al massimo livello di due clan differenti, mai avevo visto accadere su quelle terre una cosa simile, due casate che si sarebbero riunite sotto ad un unico stemma.

Ed ora mi trovavo costretto a scegliere tra la mia divisa e lei perché degli sporchi energumeni avrebbero rovinato tutto altrimenti.

Mentre mi ritrovavo a pensare sul da farsi, gli altri presenti, Zoltek, Iratha, che sembrava parlare con una voce profonda e non più sua, Pisces, prode stregone anziano o forse il figlio non saprei,

Kundar giovane aspirante del mio esercito e Parda e Karsais,

per contro si opponevano a una decisione simile.

I più affermavano che non necessariamente amare intendeva dire sacrificio e rinunzia al mio titolo e che quelle richieste fossero assurde.

Ma cosa volevo io in realtà?
Dopo anni di guerre sia sul campo aperto che intestine con le varie tribù del male delle lande, in verità ormai ero stufo.

Da tempo avevo raggiunto la consapevolezza dell’eroe ed ora attendevo solo che i Divini Immortali si apprestassero a verificare le mie doti per permettermi di essere ancora più forte e potente.

Il massimo potere alla guida di un esercito personale lo avevo anche avuto, dopo sacrifici enormi e pugnalate alla schiena verso gli amici più fedeli per ascendere velocemente a quel titolo.

No! Non mi interessava più tutto questo, ero vecchio quasi settantenne ed era giunto il momento di cambiare scia da seguire. Ormai ero troppo in alto, lasciando avrei dimostrato a tutti che ero ancora potentissimo, visto che nessun altro avrebbe fatto lo stesso.
Inoltre dimostrando a tutti che non avrei avuto bisogno di un esercito personale, mi avrebbero ancor di più temuto. Mi restavano da recuperare ancora un paio di artefatti mistici e magici e poi forse avrei potuto uccidere gli stessi Dei sostituendomi al loro.

In tutto questo quei libri demoniaci mi avrebbero aiutato sia nel cercare moglie che nel conquistarla con le doti divinatorie.

I miei piani si stavano per realizzare ed ora ero troppo debole per affrontare assieme sia i Divini, che i mortali ostili.

Quelle erano solo le prove generali, dove avrei potuto prendere atto della forza reale dei miei avversari per sbriciolarli nel momento in cui meno se lo sarebbero aspettato.

La guardai negli occhi alla fine di questi miei pensieri e non riuscii a pensare ad altro che ad averla per me e solo per me.

Non ricordai più a cosa stavo pensando solo che mi levai la divisa di governatore oscuro mdo e dopo aver eseguito una preghiera agli Immortali in suo onore, sacrificai quei indumenti del colore del sangue a Loro.

Mi rivestii subito con una lunga tunica con simboli demoniaci stampati a fuoco su di essa, ed espressi il mio volere di abdicare per sposarmi con Lei.

Lei mi guardò affermando che ancora una volta avevo dimostrato il mio grande coraggio, ed Henri disse che capiva solo ora cosa Luce avesse trovato in me.

L’ultima richiesta che feci prima di iniziare il rito, fu nei riguardi di Seraf e dei suoi amici.

Gli chiesi di permettermi in futuro di stare più vicino a mia moglie in modo da poterla proteggere più da vicino con la mia vita.
Lui annuii e i miei amici di un tempo se ne andarono da palazzo furibondi senza nemmeno degnarmi più di un cenno di saluto.

Henri mi chiese se volevo prendere come sposa Luce ed io guardando lo splendore che essa emanava annui assertivamente, lei mi guardava adorandomi e sussurrandomi dolci parole d’amore, ma quando Henri le propose la stessa domanda, sembrava silenziosa ed arrossire a tratti.

Non rispondeva e si prese tutto il tempo necessario a decidere, facendomi sprofondare in un baratro profondo per la sua mancanza di sicurezza.

Per di più quello stupido avatar cerimoniere sembrava insinuare apposta in lei l’ombra del dubbio, in modo tale che non sembrava decidersi.

Infine fu Xandra la sua damigella a stimolarla al si e lei rispose affermativamente alla domanda di matrimonio di Henri.

L’avatar allora fece comparire degli anelli magici come simboli della nostra unione ed una nebbia argentea avvolse me e la mia novella sposa come benedizione delle nostre nozze.

Infilandole l’anello sull’anulare la baciai avidamente e più volte anche se lei sembrava essere restia e alquanto timida.

Anche essa infilò l’anello sull’anulare della mia mano sinistra e mi sfiorò dolcemente le labbra con le sue, carezzandole così.

La cerimonia era conclusa, e meravigliosi fuochi d’artificio iniziarono ad illuminare a giorno la il cielo oscurato dalla notte sopra al palazzo e in tutte le lande.

Cascate d’oro d’argento e di bianco cadevano dal cielo in fiamme, nastrini di ogni colore prendevano fuoco nel cielo scuro.

Poi esplosero gli ultimi fuochi a forma di cuore e di fontane d’oro e d’argento ed io mi strinsi di più vicino alla mia sposa.

Il banchetto nuziale era favoloso e ricchissimo di ogni ben di Dio, soffici bignè accompagnati da una buonissima torta alla ciliegia.

Pezzi di pizza a volontà assieme a degli ottimi tramezzini con maionese e insalata.

Infine il tutto accompagnato da centinaia di calici di champagne della migliore qualità esistente.

Xandra in mezzo a tutto il trambusto ci augurò di vivere uno nella luce dell’altro e di aiutarci nei momenti di tenebra reciproci, mi regalò perciò una fiamma senza calore che bruciava eternamente nella mia mano e con su scritto la fiamma dell’amore per Luce.

Altrettanto fece dono a Luce solamente che la sua recava la scritta la fiamma dell’amore per Tibodo. Era un bel regalo e, costretto da Luce, la ringraziai del suo dono di nozze.

Gli invitati si stavano abbuffando, razziando senza pietà ogni tipo di cibo e bevande….

Qualche ora più tardi…

Il palazzo ormai era vuoto, io e luce avevano congedato i guardiani dando ai due draghi ciò che più gli gustava degli avanzi del banchetto, al demone invece regalai l’artefatto con il quale lo avevo convocato come ringraziamento dei suoi servigi.

Ringraziai anche i Divini per l’aiuto che mi avevano fornito nell’organizzare tutto e infine per giunta una strana mano dal cielo, baciò Luce sulla guancia.

Ricordai di quella mano in un’altra avventura ma ormai la memoria mi era tiranna e non riuscivo più a mettere la situazione a fuoco.

Me ne stavo seduto li schiena contro schiena alla mia sposa esausto da quella giornata piene di emozioni, quando all’improvviso comparve nella stanza quello che a prima vista sembrava un giovane ladro imberbe.

Senza badarlo troppo gli chiesi il suo nome, Thief, rispose, e gli feci cenno che poteva pure servirsi di tutto quello che volesse.

Era strano perché sia a me che a Luce sembrava molto famigliare anzi sicuramente la sua aurea potente ricordava quella di un Dio che fu, Evyl.

Scambiammo qualche parola prima di salutarlo e quindi potermi coricare sulla lettiga con mia moglie, non ricordo quel che accadde dopo se fosse sogno o realtà, so solo che avevo troppo sonno per pensarci….

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