Resoconto-Il Matrimonio di Tibodo’ e Luce (inizio)

Resoconto-Il Matrimonio di Tibodo’ e Luce (inizio)

Le nozze di Luce e Tibodo.

Finalmente dopo lunghe lune di attesa il momento era giunto, tanto avevo aspettato ma alla fine i miei desideri si stavano per avverare.

Colei che tanto avevo atteso, si era concessa alle mie passioni di unione e ricordo ancora bene come fosse ora, il momento in cui con la sua voce melodiosa e con un sussurro rispose di si!

Ci trovavamo in giro per la città nuova camminavamo affianco senza preoccuparci delle persone che girovagando per di là, potevano notare due personaggi alquanto singolari.

Io ricoperto da una veste nera e da una nube di tenebre che oscurava i miei contorni e la mia malvagità, mentre lei era adornata dai riflessi del sole che deflettendosi sulla sua tunica assumevano un forte colore bianco.

Il colore biondo dei suoi capelli, faceva contrasto con i miei che nonostante l’età mantenevano il classico colore nero corvino della mia gioventù che fu.

Lei si fermava a guardare tutte le vetrine della città nuova e senza badare al prezzo, comperava abiti di fattura squisita, che indossati le donavano ancor più bellezza dovuta all’esaltazione delle sue forme semi Divine.

Per conto mio inizialmente ero un po’ restio a girare assieme a lei e soffermarmi per svariato tempo a guardare quegli indumenti, ma dopo averglieli visti indosso, non riuscii più a fare a meno di accompagnarla.

Ci ritrovammo così all’imbrunire nel famoso parco dei bardi, in lontananza si sentivano alcuni di quei menestrelli decantare le avventure di leggendari eroi, che senza temere la morte, osavano solo con i loro mezzi affrontare pericolosissimi draghi.

Quella musica deliziava le mie orecchie e senza rendermene conto mi ritrovai seduto accanto a lei sopra a un ceppo. La guardai negli occhi intensamente e sono sicuro che quello che traspariva da essi era tutto fuorché malvagità.

Anche lei mi guardò come se stesse attendendo da troppo tempo un mio cenno che mai era arrivato a causa del mio cuore nero.

Le sussurrai dolci parole al suo orecchio, le carezzai il volto con le mie labbra e le mie mani e poi inginocchiandomi ai suoi piedi le dissi: “mi sposi Luce?”.

Lei arrossì evidentemente, ma la proposta non le sembrò dispiacere ma anzi, rispose: “non lo so devo vedere cosa diranno i miei fratelli”.

Io sbottai vigorosamente e con veemenza affermai sposami!

Lei disse: “e va bene ti sposerò!, ma ora torniamo che i miei amici saranno in pensiero.”

Io contento e felice della risposta affermativa, mi involai stretto a lei verso la carrozza per la capitale.
Qualche mese più tardi….

Il momento era arrivato finalmente, dopo moltissimo tempo da che mi dichiarai a lei, molti avvenimenti erano accaduti.

Un certo demone non morto di nome Thangarth era comparso sulla terra a portare morte e devastazione ovunque, io finalmente grazie all’aiuto della fenice di fuoco, ero ritornato sul piano materiale dal quale ero partito ed ora mi apprestavo a prendere in moglie lei….

Mi aveva avvertito che i suoi fratelli le avrebbero in qualsiasi modo evitato di prendermi in sposo, ma a me non interessava li avrei sterminati senza pietà.

Per l’occasione avevo fatto redigere il luogo ove la cerimonia si sarebbe svolta, un palazzo dedicato al mio matrimonio con lei…

Inoltre mandai gli inviti a tutti i capi clan delle lande, volevo che mi vedessero nel momento di punta massima del mio potere.

Riuscii a convincere gli Dei immortali ad essere presenti all’avvenimento, Henri mandò il suo avatar a cerimoniare l’evento, mentre Hawkeye il Dio del fuoco, fece ardere un fuoco eterno come testimonio delle nozze.

Luce invece chiese a Xandra, potente ninja, di assisterla come damigella ed io portai Pharyes, come mia dama per l’avvenimento.

Le due damigelle avevano un vestito bianco ricamato con merletti di pizzo, mentre i capi clan presenti, manifestavano tutta la loro eleganza con splendide tuniche stimmate e marchiate con il simbolo della loro casata.

Il portale magico, uno specchio di luce che illuminava a giorno tutta la piazza, per il mio palazzo, era stato aperto e l’avatar di Henri inizio ben presto a chiamare le genti al suo cospetto in modo che assistessero tutti quanti a quel lieto evento.

Moltitudini di genti e rappresentanti di ogni clan, arrivavano da ogni luogo lontano destati dal suono delle campane a festa in tutte le terre conosciute.

Almeno un rappresentante per ogni clan era presente all’evento e mi stupii nel vedere che i custodi delle leggende erano i più numerosi tra la folla.

Un tale Seraf, che conoscevo bene, per averlo affrontato a volte in battaglia e spesso in motti di sfottò, mi lanciava strani sguardi di odio e sembrava voler più volte sguainare la spada senza tuttavia attaccarmi.

Illuso lo avrei spezzettato con un gesto della mia mano, ora che avevo anche il favore dei divini dalla mia parte.

Comunque non mi badò molto ed entrò nello specchio di luce assieme agli altri del suo clan, poi arrivarono gli unicorni alati assieme alla signoria di krialir, poi vennero quelli del regno delle tenebre eterne assieme a qualche rappresentante, mio amico, dei messaggeri dell’oscurità.

Per ultimi poi entrarono nello specchio di luce i rappresentanti del secondo impero keldorjano e degli angeli della tempesta.

Mancavano all’appello l’ordine del tempo e i draghi delle vette, ma ormai il tempo era poco e non potevo più aspettare.

Entrai nello specchio e mi accorsi solo allora giunto a palazzo che mancava ancora la mia sposa.

Inoltre notai con piacere che non si erano limitati solo i rappresentanti ad assistere all’evento ma anche genti a me sconosciute, come un tale Iratha che era venuto in vece di un potentissimo eroe di un tempo lontano, di nome Thaor.

Il palazzo era stupendo, avvolto per metà dall’oscurità e per l’altra dalla luce, in terra il selciato era composto da alcuni palmi di petali di rosa bianchi e profumatissimi e da diamantini arrotondati per l’occasione.

Il tetto non vi era e potevo vedere le stelle brillanti splendere nel firmamento della notte, verso nord c’era un piccolo altare con due statue, la prima era l’effige di Luce che teneva in mano una saetta bianca e brillantata, mentre la seconda raffigurava la mia immagine con una saetta scura e tempestata di smeraldi in mano.
Non riuscii però a finire di ammirare quella visione di potenza che petali di rosa profumatissimi iniziarono a cadere dall’altro dei cieli e uno stormo di candide colombe bianche attraversarono il cielo.

Immediatamente dopo all’improvviso la mia sposa era arrivata, non riuscii a trattenere un gridolino di stupore nel vedere con quanta bellezza essa si era vestita.

Un fuoco nero dai riflessi viola illuminava tra i suoi lunghi capelli una piccola rosa bianca

E sopra al delicato e sottilissimo velo di Luce che la ricopriva interamente, spiccava

una catenina con una piccola croce di diamanti.

I suoi piedi erano coperti con dei nastri d’argento e teneva in mano un mazzolino di profumatissime

Violette.

Era stupenda nella semplicità del suo vestito, era divinamente bella niente a che vedere con i miei indumenti che doveva coprire le imperfezioni, del mio corpo, dovute alle molteplici battaglie vissute.

Indossavo una corona tempestata di pietre preziose, simbolo del mio enorme potere, e poi degli schineri neri, un medaglione di diamanti, un mantello di porpora a ricoprirmi la schiena, un paio di guanti di seta nera e stivali in punta di diamante.

Infine indossavo la mia immancabile divisa di Governatore dell’Oscurità MdO, che tanto dolore aveva portato alle genti innocenti di quelle lande.

Iratha facendosi largo tra la folla, raggiunse Luce vicino all’altare e le consegno una lettera, ma io non ci prestai molta attenzione fino a quando Lei non mi disse che si trattava di un augurio da parte di un eroe lontano, Thaor.

Ringraziai perciò quel messaggero per gli auguri e lo salutai calorosamente.

Quando tutti i presenti si furono acchetati però mi resi conto che l’aura benigna prevaricava nettamente quella malvagia e ciò, mi dava troppo fastidio.

Ora che il mio potere era al massimo, riuscii a chiamare a me una entità malvagia grazie ad una evocazione imparata poco tempo prima da alcuni libri demoniaci e così Xanaviot il drago rosso si presentò ai miei ordini.

Gli dissi di riposare ma di mantenere i sensi all’erta che nel caso ve ne fosse stato il bisogno, avrebbe dovuto proteggermi per permettermi la fuga.

Luce mi guardò con somma disapprovazione e supplicò il bimbo alato del bene, Silophon il drago D’orato di presentarsi al suo cospetto.

Quest’ultimo si manifestò a palazzo pochi istanti dopo quella preghiera e si dispose anche lui, dietro alle vetrate a sud ad aspettare assieme all’altro drago dormiente, i nostri ordini.

Helkar degli SdK affermò con veemenza che tutto quello che stava accadendo era folle, io lo guardai gelidamente e gli dissi che non avrei mai permesso che le forza in gioco pendessero dalla parte del bene.

Iniziai una lenta litania di morte tenebre e oscurità, chiamai la tenebra a me e il servo del male per eccellenza comparve al mio cospetto, grazie al cristallo che possedevo riuscii ad ordinare a Nosferatu il demone dell’ombra, di obbedire ai miei ordini e di nascondersi al buio delle colonne del palazzo.

Ora che l’equilibrio era stato stabilito, dissi all’avatar del Dio dalle doti e virtù guerriere, di iniziare

la cerimonia.

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