Sulla vera storia di Galfo aspirante UA (parte 1)
Vieni fratello, immensi tesori attendono solo di essere presi, se vieni dividiamo, sennò toccherà tenermi tutto. Ricordo ancora la strana luce negli occhi di Garth mentre me lo diceva sorridendo. Pensavo che fosse la sua solita espressione che preludeva ad un tranquillo periodo di facili razzie e massacri. Ovviamente era come guardarsi allo specchio perché oltre ad essere gemelli nell’aspetto lo eravamo anche nei modi, spesso quando si parlava di tali argomenti avevo sempre la sensazione di guardarmi allo specchio piuttosto che parlare con una altro essere.
Ero appena tornato dalla solita scorribanda settimanale approntandomi al così detto meritato riposo del guerriero, la cosa più stressante della giornata sarebbe stato scegliere quale fanciulla avrebbe avuto l’onore di ospitare il mio meritato riposo.
Lungo la strada del ritorno avevo incontrato il minore Zeramos che come al solito se ne stava in disparte immerso nel suo strano mondo. A vederlo difficilmente si poteva dire che era nostro fratello. Da piccolo non presentava nessuno delle nostre caratteristiche. Era tappo per essere un mezzo-gigante. Poco incline alle nostre attività ludiche preferite e molto pensieroso. Già, che si pensava poi ? Boh !
Già la vita di noi gemelli non era stata facile al villaggio. Eravamo mezzosangue e quindi nella concezione degli altri anche più deboli. Ma avevamo ereditato la forza di mamma e un po di cervello in più di papà. Abbiamo passato gran parte dei primi anni della nostra vita a far capire agli altri quanto sbagliassero nel considerarci. Ci siamo dovuti far largo tra occhi neri e nasi rotti (quelli degli altri ovviamente) per ottenere il rispetto dei nostri coetanei e poi quello degli adulti. E stata unottima palestra non si può negare.
Zeramos invece non sembrava inizialmente aver preso nessuno dei tratti dei giganti. Ci sembrava gracile anche per un uomo in verità. Garth ed io sapevamo che la vita per lui sarebbe stata anche più difficile.
Naturalmente i primi a complicargli la vita siamo stati noi due. Un po perché era minore e gli toccava di diritto e un po perché notavamo un certo rispetto degli altri timorosi di una nostra eventuale rivalsa. Non ci saremmo stati sempre e quindi bisognava allenarlo ad affrontare quantomeno la vita del villaggio.
Tornato a casa per lasciarvi il bottino giornaliero, apprendo che Garth era finalmente tornato a casa. Era partito già da diverso tempo in cerca di nuove zone che potessero essere preda delle nostre scorrerie. Era stato lontano per molto tempo, tanto che già avevo deciso che sarei partito, prima o poi, per vedere se si era cacciato in qualche guaio.
Come al solito gli salto sulle spalle, in modo che sentisse tutto il peso dellappartenenza alla famiglia. Poi incomincia a parlare delle lande di una terra chiamata Clessidra. Abitata da ogni sorta di razza e strani mostri. Naturalmente fu più laccenno ai vari tesori nascosti che destò il mio interesse.
Dovevo interrompere la solita routine che mi vedeva diviso tra una scorreria, un meritato riposo ed un buon pasto ristoratore. Ma a mano a mano che Grath continuava nei suoi racconti si destava in me la voglia di nuove avventure. Dopotutto pare che anche a Clessidra ci fossero letti e taverne
Raccolsi tutte le mie cose (il pesante spadone a 2 mani, lo zaino e qualche abito) e partii con lui il giorno dopo. La prima vera impresa fu salutare degnamente le fanciulle che si erano prodigate in passato per il mio meritato riposo
(ma si sa: Galfo era cavaliere assai valente, ed anche in quel frangente di onor si ricoprì ).
(Continua …)