[Quest UA] La Quest di Gleviel

[Quest UA] La Quest di Gleviel

Nell’errar vagabondo mi ritrovai al centro della piazza della capitale, crocevia di razze e culture, dove a quell’ora si attardavano cittadini e vagabondi, mercenari e avventurieri, a tornar alle proprie case o a cercar fama. Io ero seduta al bordo della fontana, dopo una giornata passata a combattere il male e a esplorare luoghi a me sconosciuti; aprii il mio zaino e ne presi una piccola clessidra di cristallo, che alla luce della luna assumeva una strana iridescenza azzurra, al suo interno della fine sabbia dorata, dettava il rincorrersi del tempo.
E così ero alla fontana… Mi trovavo lì perché qualcuno mi aveva dato appuntamento: mi era stato detto da uno degli Unicorni Alati, che Jaariz, la guida degli Unicorni, mi convocava a quell’ora, ed io ero lì in attesa del mio destino…
Chi sono gli Unicorni Alati? Sono il mio sogno di piccola elfa, la sublime rappresentazione dei miei ideali: fratellanza, rispetto, onore… non giustizieri del bene ma difensori del bene! Una famiglia sulla quale fare affidamento, cosa che a me è venuta a mancare, e che avrei desiderato ritrovare…
Io ero solo un’aspirante, una di tante che aspirava ad entrare nel clan per essere un Unicorno a tutti gli effetti, e cosa non avrei fatto per ciò solo gli Dei lo sanno.
Ma ritorniamo a noi… Continuavo a starmene seduta al bordo della fontana con gli occhi rivolti al cielo, dove per ingannare il veloce trascorrer del tempo fantasticavo sulla mia convocazione e sul mio imminente futuro: cosa poteva mai volere da me Jaariz?
Nel procinto di capovolgere la mia clessidra echeggiò nelle lande l’ovazione del clan:
“ Onore e Gloria a Gli Unicorni Alati! ”
Capii che il momento stava arrivando, me lo diceva il mio senso della natura, quello che mi aveva sempre aiutato nei momenti più importanti della mia vita.
Il destino, con le risposte ai miei quesiti, non si fece attendere: qualcuno mi invitava al soppalco, il luogo dove usualmente gli Unicorni svolgono le loro riunioni o semplicemente si incontrano:
“Prode avventuriera, vieni al soppalco, situato nella zona della fogne della tua citta’! “
Riconobbi la sua voce, era Drimacus, Santo Reclutatore degli Unicorni Alati, chierico del quale sentivo parlare per il suo nobil animo e la sua innata gentilezza; mi recai lì volando sulle ali della mia felicità, lì c’erano Nelthalas, il mio grande amore, e Drimacus che mi accolsero con molta grazia; il mio interlocutore mi disse che Jaariz non era lì perché era stato trattenuto da un impegno, ma che presto sarebbe arrivato, e ci sarebbe stato nel momento più importante, intanto loro facevano le sue veci… Al momento non intesi le sue parole, ma capii che qualcosa stava succedendo, e le frasi che seguirono uscire dalla bocca di Drimacus ne furono la conferma:
“Gravi notizie hanno raggiunto le nostre orecchie… “
sul mio volto si dipinse la perplessità e il dispiacere, qual vento aveva portato queste notizie? Lui continuò:
“ …un rapimento, compiuto nei confronti del giovane fratello di una giovane e innocente fanciulla… “
Un silenzio colmo di tensione riempì quel luogo, il mio cuore era pieno d’angoscia, la mia anima colma di speranza e iniziativa. Nel rimescolarsi di queste sensazioni e mentre guardavo il viso serio di Drimacus e lo sguardo speranzoso di Nelthalas arrivò una fanciulla. La tensione si sciolse nelle lacrime di questa ragazza, per la quale provavo pena, ma non riuscivo a calmarla: il suo pianto era convulso e disperato, i suoi occhi spenti e il dispiacere e la sofferenza le dipingevano i tratti del volto, inoltre tremava di paura. Le asciugai le lacrime che rigavano il suo volto e l’abbraccai per farla sentire al sicuro, protetta… nel far ciò Drimacus finì cosa stava dicendo prima dell’arrivo della ragazza:
“ …il nostro prode capo, ha deciso di lasciare questa missione alla nostra giovane guerriera, Gleviel “
Guardavo i presenti stupita, in me un rimescolarsi di emozioni, sapevo che era arrivata la mia grande occasione, con la quale avrei dimostrato il mio valore a Gli Unicorni Alati e che mi avrebbe fatto meritare la loro stima; intanto, dopo alcuni tentativi vani, riuscì a calmare la fanciulla e infonderle sicurezza, sicché potessi sapere qualcosa di più sull’accaduto.. Mi disse che il suo nome era Isaviel, e continuò:
“Le guardie non mi guardano nemmeno e gli altri non vogliono neanche degnarsi di aiutarmi… sono forestiera… e’ un crimine forse? “
Ricominciò il suo pianto afflitto. Intanto Aleki, arrivò al soppalco per aiutarci, lui è un altro Unicorno Alato, anch’egli come loro tutti nobile di cuore.. Io intanto cercavo invano di consolare Isaviel, che era davvero tanto disperata… Quello che ci aveva detto però era troppo poco, e le ricerche sarebbero state lente e dispersive, così Drimacus cercò di far ricordare qualcosa in più alla cara Isaviel, così le disse:
“ Chi sono questi bruti? Sai chi puo’ essere stato? ”
Isaviel fece uno sforzo e dopo alcuni momenti di riflessione riuscì a ricordar qualcosa che fu per me determinante:
“ Non lo so li ho visti dirigersi a nord di questa città… era grosso e aveva una grande chiave alla cintura non so chi sia… io rivoglio mio fratello e fuggire di corsa da questo luogo… “
Mi bastarono queste poche parole per capire: l’uomo con la chiave alla cintura era Zoldan, la guardia del magazzino dei briganti, una zona che si trova ancor oggi a nord della nostra capitale.. aarrgh! Quel vile che si arrogava il diritto di compier atti spregevoli! Mercenario del male! Avevo avuto modo di conoscere costui durante le mie prime battaglie per difendere il bene, quando da poco ero giunta in queste affascinanti lande e avevo cominciato ad esplorarle.. Ma non c’era tempo, dovevamo andare… La notte era già scesa sul nostro mondo, le stelle brillavano nel cielo notturno come tante lucciole e una falce di luna illuminava le poche nuvole, che sembravano prender tante forme strane…
Drimacus, Nelthalas e Aleki cominciarono a seguirmi, mi avrebbero sostenuta con la loro forze e la forza del Giaguaro, il segugio di Nelthalas; rassicurammo Isaviel con la promessa che saremmo tornati in fretta e vincitori, e avrei affrontato io stessa il bruto rapitore, e come pegno di tale promessa le lasciai una piccola statuina di un Unicorno, con la quale giocavo da bambina; riuscì così a strapparle un debole sorriso, che speravo fosse il primo di tanti nuovi… Le raccomandammo di restare al sicuro e partimmo.
Il viaggio non fu lungo: uscimmo a nord della Capitale, passando per la via del Giglio, proseguimmo per un breve tratto e arrivammo a destinazione. Zoldan era lì, di guardia al magazzino, con quel suo portamento rozzo andava avanti e indietro nella tenda, come fosse chissà chi. La chiave alla cintura, la scimitarra in pugno e la sua stazza ingombrante corrispondevano alla descrizione di Isaviel, non mi ero sbagliata. Dopo poco mi accorsi che c’era qualcuno nella tenda, era Mirid, cominciò a seguirci e mi offrì il suo supporto, che accettai di buon grado: tanti Unicorni che mi offrivano il loro aiuto mi rendevano onore. Dopo un veloce scambio di battute tra noi, feci uso delle mie arti magiche, e fatuizzai Zoldan; per un momento pensai se parlarci, ma ero convinta che non avrei avuto risposta: vili come lui non conoscono l’uso della parola…
Così lo attaccai… La battaglia durò poco, perché oltre che vile, Zoldan era anche un ignorante che non sapeva usare nemmeno uno stiletto… Uno di quegli stupidi che per poche monete si vendono al miglior offerente, e proprio per questo, dopo il colpo di grazia, illuminai con la mia luce la sua aura, sicchè nel mondo dei morti potesse trovar il lume della ragione, che non aveva da vivo. Frugai nelle sue tasche convinta che avrei trovato qualche indizio, e così fu: nella tasca, vicino all’elsa della scimitarra, trovai un pezzo di carta: era una lettera molto rovinata, strappata alla fine, ma vi si potevan leggere ancora le parole:

Egli mi ha indicato la vittima adatta,
ma la mia natura m’impedisce di agire direttamente
su un buono di spirito e a questa distanza…
tu puoi e ne sei capace Zoldan…
quando avrai compiuto cio’ che devi
portalo a me ed io grazie al Potere Oscuro
lo mandero’ da Lui…e allora
forse, le mie ossa maledette torneranno a
coprirsi di carne ed usciro’ da questa tomba…
ma se ti rifiuterai sappi che presto
potresti farmi compagnia…
su chi e’ malvagio la maledizione che grava
su di me non m’impedisce di agire
in maniera terribile….

Informai i miei cari compagni di ciò che v’era scritto: chi aveva scritto quella lettera era di sicuro un’entità malvagia, che dimorava lontano dalla Capitale, che adesso non era altro che un
non-morto (in quanto accennava alle sue ossa maledette) e si voleva servire del fratello di Isaviel per farne sacrificio a qualcuno che avrebbe potuto ridargli la vita. La faccenda era abbastanza seria, ci rendemmo conto che avremmo dovuto fare in fretta, la vita del ragazzo era in pericolo e non sapevamo quando sarebbe arrivato il terribile momento, quindi era necessario far presto. Riflettemmo sull’entità di costui che scriveva, l’idea su chi fosse l’avevo, ma non ne ero sicura; le mie paure del passato tornavano a riempire la mia mente di ricordi, quando ero bambina e avevo il terrore dei non-morti, e quando i saggi del villaggio cominciavano a raccontar vicende loro riguardanti, scappavo al tempio sacro di Ehlonna dove potevo stare in pace con i miei piccoli amici della foresta, e studiare i libri delle arti magiche della Natura. I ricordi svanirono piano piano, svuotando la mia mente che ritornava alla realtà e si riempiva di tanti pensieri su Isaviel, suo fratello, sul mio desiderio di guadagnar la stima e la fiducia degli Unicorni, e sul non voler deludere nessuno di loro, che in quel momento contavano tutti su di me… Nelthalas e Drimacus videro la mia perplessità e gli sforzi che facevo a cercar di ricordare qualcosa che per caso avevo sentito di quelle vecchie storie, ma nulla ritornava nella mia memoria se non il ricordo di tombe maledette… I miei amici mi ricordarono della tomba di Athelsan, delle quattro tombe dei prodi guerrieri che erano state maledette e delle loro voci lamentose e tormentate che echeggiavano in questo luogo, dello strano drago privato del soffio e delle ali…. La cripta! Era lì che gli indizi portavano! Ma io non sapevo arrivarci con precisione, sapevo in che zona si trovasse però… Il buio calava ancora più fitto sulle lande, e compier un viaggio a piedi, alla luce delle nostre torce, sarebbe stato solo rischioso: avremmo potuto imbatterci in qualche mostro in giro per qualche passeggiata notturna, o addirittura perderci.
Sapevamo che gli Dei avrebbero assistito quel ragazzo e decidemmo di tornare in Capitale, ci recammo nella taverna dell’Unicorno e del Leone, dove la gentile Gwendalin ci offrì ospitalità come sempre: accompagnò Drimacus, Nelthalas, Aleki, Mirid e me nelle nostre stanze… L’indomani avremmo salvato il ragazzo e riportato la felicità nel cuore di Isaviel;
adesso Morfeo ci stava accogliendo nel suo universo di sogni e avrebbe ristorato le nostre membra con un sonno tranquillo e profondo, privo di incubi.
Il giorno successivo ci ritrovammo alla piazza della Capitale, io ero seduta alla fontana, come il giorno precedente aspettavo il mio destino, ma con la differenza che sapevo cosa dovevo fare. La mia notte era trascorsa tranquilla, non sognai, ma non feci nemmeno degli incubi; la mattina di quel giorno mi avventurai alla ricerca della cripta, la trovai, ma non rimasi ad esplorarla perché attesi l’arrivo dei miei amici; avevo saputo da Xandra, l’Unica donna schierata tra le file del clan, e la più valida combattente da me conosciuta, che Isaviel aveva trovato rifugio nella sua stanza, dove al momento stava riposando in attesa di buone notizie, e lì era al sicuro. Arrivarono Nelthalas e Drimacus, con loro non c’erano Aleki e Mirid perché impegnati in un’altra missione, ma c’era Deloriel, sicuramente affidabile quanto i miei due amici assenti. Cominciarono a seguirmi e siccome di tempo ne era già trascorso abbastanza ci incamminammo subito per la cripta. Prendemmo la carrozza che veloce ci portò fino ad Ugarit, lì scendemmo e uscimmo dalla città, per poi dirigerci verso la città di Hawk e poi sempre a nord. Attraversammo montagne e colline, pianure e foreste e arrivammo a destinazione. Il panorama che ci accingevamo a rimirare era abbastanza desolante: un lugubre silenzio riempiva quel posto, l’aria sembrava ovattata e si udivano dei lamenti provenire da lontano, come dal sottosuolo… Ci facemmo varco tra gli oleandri e scoprimmo l’entrata di quel macabro posto, che prima era luogo di culto di un valoroso e nobile guerriero, ora un macabro posto maledetto. Ci avventurammo all’esplorazione di quel posto; subito dopo l’entrata c’era una doppia porta di piombo per terra, evidentemente era stata sfondata; proseguendo si scendeva attraverso una botola nel sottosuolo, finendo in un corridoio. Vedemmo il drago senz’ali e senza soffio e lo spirito con la chiave del portale, ma loro non erano dei non-morti, quindi non potevano essere loro i mittenti della lettera trovata nelle tasche di Zoldan… La situazione si fece interessante quando qualcuno si appoggiò a uno dei sarcofagi presenti nel corridoio , appoggiandosi, era andato a premere una mattonella del sarcofago rivelando un passaggio segreto verso ovest. Scorgemmo oltre questo passaggio una stanza: era l’anticamera della tomba di un eroe, l’eroe era Athelsan, il valoroso e nobile guerriero; in questa stanza erano presenti quattro non-morti armati di tutto punto, Drimacus cominciò a narrarci la leggenda legata alla cripta:
" Quattro guerrieri una volta proteggevano l’entrata di questa splendida cripta, che una volta era sacra, e la proteggevano da malvagi spettri che vagavano per queste lande… Finché un giorno uno spettro malvagio, con poteri sovrannaturali, invase il posto sacro, riuscì a sconfiggere i guerrieri e a maledire loro e questo posto "
Mentre ascoltavo uno dei quattro scheletri, lo scheletro di Vhosk, attacco Deloriel, che era rimasto indietro e ci stava raggiungendo; corremmo a salvarlo e facilmente vi riuscimmo.. Io però ero preoccupata, avevo messo in pericolo la vita di un compagno involontariamente e mi crucciavo per tale motivo, chiedendo venia agli Dei per il mio errore… Udito il racconto di Drimacus capii che era uno dei quattro non-morti ad aver scritto quella lettera e decisi di combatterli; erano rimasti lo scheletro di Frond, lo scheletro di Rust e lo scheletro di Grunbor. Con destrezza riuscimmo a sconfiggerli e dopo poco di loro non rimasero che una montagna di ossa e polvere… Sicura di poter trovare qualcosa che mi portasse alla risoluzione dell’enigma frugai in quel mucchio; tra le ossa di Rust trovai un turibolo, tutti mi chiedevano cosa mai fosse, e io li accontentai: era un piccolo braciere di ferro battuto, sorretto da una catenella che termina con un pomello a forma di fiamma.
Cosa poteva mai indicare questo turibolo? Uscimmo fuori dalla cripta perché l’aria viziata del posto cominciava ad esser fastidiosa e a farci tossire. Esaminammo meglio quel piccolo braciere e ci rendemmo conto che il pomello a forma di fiamma era il simbolo di un ordine di culto… indicava l’ordine di Ghmor! Drimacus ci raccontò a proposito del sacerdote Otanocram: un essere malvagio che amava circondarsi di fiamme, che insidiatosi in un luogo stava espandendo il culto del male; il luogo era la città di Hawk! Adesso tutto era chiaro, dovevamo andare subito alla città di Hawk, il ragazzo era sicuramente il sacrificio dello scheletro di Frond ad Otanocram per ritornare in vita, e dovevamo fare in fretta o il malvagio prete lo avrebbe ucciso, se già così non fosse stato. Ma io ero fiduciosa e sapevo che gli Dei lo avrebbero aiutato perchè non lo avrebbero lasciato in balia dell’avverso destino. Ci precipitammo alla città di Hawk, la stanchezza cominciava a farsi sentire ed era accentuata dalla tensione che aleggiava nell’aria, ma le nostre speranze erano forti e perseveranti ci davano forza. Giunti ad Hawk ci incamminammo nella via della Sapienza, giunti nella piazza del paese intravedemmo la chiesa, vi entrammo e sull’abside c’era Otanocram, che con l’aria perfida e assorto nei suoi pensieri, indossava una tunica cerimoniale ed era circondato dalle fiamme, pronto per eseguire il suo rituale… Nulla lì intorno ci diceva che il sacrificio era già stato compiuto e per tal motivo tirai un sospiro di sollievo: il ragazzo era sicuramente ancora vivo! In cuor mio ringraziai gli Dei per averlo protetto in quella terribile situazione e in quel momento la voce di Jaariz innalzava il nome del clan, e con lui tutti gli Unicorni che in quel momento erravan per il mondo. Fui felice. Ma la cosa più importante adesso era trovare il ragazzo. Da lontano udimmo una voce che chiamava aiuto… Probabilmente era lui! Lasciammo Otanocram assorto nei suoi pensieri perché adesso non c’interessava più nulla di lui, sapevamo che il ragazzo era da qualche altra parte nella città di Hawk e dovevamo trovarlo. Usciti dalla chiesa, Isaviel era lì, che si guardava intorno cercando di capire quali arcane magie l’avessero trasportata lì, era ancora assonnata… Questa fu la prova evidente che gli Dei mi stavano aiutando, il lieto fine era vicino.. Intanto continuavamo ad udire la voce del ragazzo, Isaviel però, sempre più afflitta chiedeva vendetta, voleva che uccidessimo Otanocram, ma come potevo io uccidere in nome della vendetta!? Ebbi un momento di perplessità a causa della sua richiesta, ma io lo difendevo il bene, non lo vendicavo! Non ci fu bisogno che le dissi di no, lo capii da sola quando udii anch’ella la voce di suo fratello… Divenne felice. La voce si faceva sempre più insistente e forte, gridava il suo nome, si chiamava Almater! Ci dirigemmo correndo alle segrete, Isaviel ci seguiva. Percorsa la scaletta a chiocciola arrivammo a un passaggio sotterraneo, Almater era lì!!! I due fratelli si abbracciarono, noi sorridevamo contenti, una sensazione di felicità pervadeva il mio animo ed ero felice per non aver deluso i due ragazzi e le aspettative dei miei amici. Isaviel mi guardò grata, mi ringraziò per aver mantenuto la promessa e mi restituì la statuina dell’unicorno. Uscimmo via dalle segrete e ci dirigemmo verso la piazza del paese, lì con mia enorme sorpresa ci attendevano Jaariz e Xandra; non era la prima volta che vedevo Jaariz, ma non mi aveva mai guardata con quell’aria soddisfatta che aveva ora: non lo avevo deluso. Drimacus gli aveva comunicato tutto il mio operato, lodandomi, e ciò mi rallegrava. Jaariz ci salutò e con aria solenne cominciò il discorso:
" Gleviel, meriti di esser ricompensata: per il tuo coraggio, per la tua impresa e per il tuo grande cuore, ti nomino membro degli Unicorni Alati! "
Il cuore mi scoppiava nel petto e la felicità che provavo era immensa! L’avevo meritato! Ero un Unicorno Alato! Quella che era una chimera adesso era realtà! E nulla mi avrebbe reso più felice di quanto lo ero in quel momento! Un applauso fragoroso mi sommerse.
"Onore e Gloria a Gli Unicorni Alati! "
Fu la prima cosa che urlai. E tutti con me, urlarono poi:
" Onore e Gloria a Gleviel! "
Il mondo sapeva che ero un Unicorno Alato adesso, e nulla lo avrebbe cambiato. Giurai fedeltà a tutti, promisi di metter a loro disposizione il mio animo, la mia spada, il mio onore e la mia saggezza, ma sopratutto giurai di render sempre onore alla dea Adelas, la protettrice degli Unicorni.
Mi condussero alla Torre dell’Ascia, la nostra Fortezza, vi entrai, era bellissima. Mi portarono alla fontana dei mistici poteri, ne bevvi l’acqua e mi sentii rinvigorita. Decidemmo di tornare alla Capitale, calava l’imbrunire e i due giorni trascorsi erano stati carichi di emozioni, sopratutto per me.
Siate saggi, inseguite i vostri sogni e rendetevi onore.
" Onore e Gloria a Gli Unicorni Alati! "

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